Mia nonna era sarta. Doveva essere anche piuttosto in gamba, credo, visto che tra le clienti aveva avuto alcune delle dame più in vista dei suoi tempi. Quando ero bambina lei era in pensione già da tempo, ma continuava a cucire toilettes eleganti per la mitica marchesa Balsamo, una signora con un forte accento tedesco, molto alta, che si faceva copiare i modelli di Dior e li spacciava poi ai cocktails come pezzi autentici. Ho fatto i compiti per anni in compagnia del mannequin della marchesa Balsamo su cui mia nonna imbastiva quegli abiti e ricordo ancora la leggerezza impalpabile di certi voiles a fiori bellissimi.
A me ha cucito un solo abito, e non di voile che non era roba per bambine. Era un prendisole di cotonina a righe bianche e blu, cominciato quando avevo cinque anni e terminato che ne avevo sette. Nel frattempo io ero cresciuta di un palmo, e così si dovette aggiungere una balza all'orlo ma, dal momento che di cotonina a righe non ce n'era più, la balza venne fuori di un blu tutto diverso. Non mi piaceva per niente, si capiva lontano un chilometro che era stato allungato alla bell'e meglio, e a me faceva venire un gran nervoso pensare che era stato allungato ancora prima che potessi indossarlo almeno una volta, ma mia nonna non era tipo a cui poter esprimere dissensi e mi toccò indossarlo. Alla festa di compleanno di una ragazzina che detestavo, a cui erano state invitate tutte le ragazzine più spocchiose del circondario. Per fortuna continuai a crescere e nel frattempo era finita anche la scorta di stoffa blu, oppure la marchesa Balsamo si fece rifare il guardaroba, fatto sta che il prendisole fu archiviato e di cucirmi altri abiti non si parlò mai più.
Penso sia questa la ragione per cui non ho mai imparato a cucire e se proprio sono con le spalle al muro arrivo al massimo a riattaccare un bottone, di solito dopo aver creato sulla stoffa un grosso bubbone di filo ed essermi conficcata più volte l'ago dentro il pollice.
Le foto sono state fatte nella sartoria del Teatro Regio
6 commenti:
mi pareva che non fosse roba del tuo sacco...
mi ci ficcherei come un topo (nella sartoria); tua nonna, bella carogna, con rispetto parlando: pensa come saresti stata contenta di un vestito a balze di pizzo, ogni anno una nuova ;))
Ummamma, ma sei stata nel paese dei balocchi!!!!
Voglio il vestito da Giunone per il prossimo carnevale...
Io attacco i bottoni uguale uguale a te
è sempre sorprendente per me il fatto di quanto la trama della nostra vita sia intessuta da condizionamenti e da eventi esterni a noi al nostro vero essere e sentire, di quanto la giostra delle varianti ci abbia determinato vita e pensieri e carattere,
quel che mi colpisce è questa nonna inflessibile che non concepisce neppure l'idea di farne almeno trecento di vestitini alla sua nipotina, prossima lì vispa e osservatrice, che campionario queste figure parentali-familiari anaffettive che non hanno mai o quasi niente assimilato l'alfabeto emozionale, lasciando strascichi imponderabili.
ps: mi piace l'ago in mano, per quento so, soprattutto per i lavoretti di fino tipo le rifiniture ma non mi sono -ancora!- spinta fino al ricamo (ho smisurata ammirazione per chi detiene tale sapienza e maestria!)
ps2: hai visto lo splendido coinvolgente emozionale film "le ricamatrici"? ( è da un secolo che ne voglio parlare in un post)
Cara Dede,
hai proprio colpito nel giusto....in casa del ciabattino hanno le scarpe rotte!
Mi figuro tua nonna col pezzetto di cotonina, clandestina, tra voiles e sete pereziose, che mai se la sentiva di porvi mano, malgrado tu fossi la sua nipotina, non una "cliente qualsiasi"
Grazie per le fascinose immagini del mondo del teatro dietro le quinte!!!!
Ciauuu!!!
Bel post.Certo dev'essere stata dura dover subire quel vestitino così ordinario vedendo ogni giorno tessuti di pregio.La storia,poi,della balza blu,è forte!
Anche la mia maestria con l'ago si riduce all'attaccar bottoni.Affascinanti le foto relative ai costumi teatrali.
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