giovedì 5 marzo 2009

Alwyn Court e Petrossian

Dici New York e ti vedi immediatamente un panorama di grattacieli tutti vetro e acciaio, moderni ma moderni che più moderni non si può. Invece non è sempre vero, anzi: la maggior parte degli edifici nel centro di Manhattan risale ai primi decenni del novecento, un secolo fa. Se appena uno alza gli occhi oltre la vetrina al piano terra, vede subito che questa Grande Mela è zeppa come poche altre città al mondo di edifici arzigogolati, bitorzoluti, e appesantiti da decorazioni esagerate e pacchiane. In poche parole, New York brulica di case fatte a gusto e misura di Donald Trump . Un esempio perfetto per spiegarmi: la Alwyn Court Apartments, un casermone bianco costruito nel primo decennio del novecento sulla 58esima strada ad un passo dalla Carnegie Hall e a due da Central Park. Tramontato il periodo d’oro dei grandi palazzi di famiglia, diventati troppo onerosi anche per i ricconi di Manhattan, comincia ad affermarsi la casa di appartamenti in affitto. Sia chiaro, sono appartamenti per gente facoltosa, niente a che vedere con il bilocale-angolocottura-termoautonomo-noascensore a cui siamo abituati ai tempi nostri, la Alwyn Court si proponeva di dare in affitto City Homes for Those with Country Houses, cioè, se non capisco male, appartamenti di città per gente abituata a destreggiarsi tra ricche dimore di campagna. Viene costruito (il casermone) in stile Francesco I, una sorta di stile Rinascimento francese che per non farsi mancare niente i progettisti arricchiscono vieppiù con elementi decorativi propri del Rinascimento italiano, mettendo in facciata un incredibile florilegio di salamandre coronate fiori putti lingue di fuoco e fregi assortiti. Non si può definire una facciata sobria ma non si può negare che appaia enormemente sontuosa, anche per gli standard di Manhattan. Nel 1908, la casa disponeva di appartamenti da dodici a trentaquattro stanze (avete letto bene: non tre trattino quattro, proprio trentaquattro), e ogni appartamento era completo di stanze per la musica, sale da biliardo, saloni da ricevimento camere da letto a decine e una profusione di locali di servizio, tra cui perfino le cantine per il vino. Il tutto naturalmente era dotato di pavimenti in legno pregiato, marmi, caminetti e compagnia bella. Nel 1910, per la precisione il 4 marzo, quando solo cinque di questi appartamenti/piazze d’armi erano affittati, scoppia un furioso incendio e ci si rende conto con raccapriccio che nonostante tutto il lusso e lo spatusso, alla Alwyn Court nessuno ha pensato di comprare un estintore, e per di più, lo stretto vano scale funge nell’occasione da perfetta canna fumaria. Brucia tutto. Si riparano i danni, si provvede sensatamente anche agli impianti antincendio, e per una trentina di anni tutto funziona a meraviglia. Ma nel frattempo, a partire dalla fine della prima guerra mondiale, le abitudini della gente cominciavano a cambiare e le famiglie facoltose scoprivano che andare al ristorante è molto meno impegnativo che organizzare ricevimenti a casa propria. I grandi saloni da ricevimento non li vuole più nessuno. Quando nel 1936 si libera l’ultimo appartamento ancora occupato, la Alwyn Court va in ristrutturazione e viene letteralmente sventrata: si ridisegna l’atrio al piano terra, l’ingresso viene spostato e gli appartamenti passano alla dimensione più ragionevole di quattro, cinque stanze ciascuno. Un paio di lifting, negli anni ottanta e fine anni novanta, rimettono la facciata all’onor del mondo, al piano terra si installa il ristorante Petrossian, cioè il meglio del meglio in quanto a caviale,

poco tempo dopo si affianca al ristorante la più abbordabile caffetteria Petrossian

e l’edificio torna a brillare. Tanto brilla adesso, che non sembra nemmeno più tanto pacchiano.

5 commenti:

Lydia ha detto...

Quando riuscirò ad andare a New York sarò preparatissima grazie a te

papavero di campo ha detto...

questi grattacieloni déco per film con Spencer Tracy o Cary Grant o James Stewart ed ovviamente per Catherine Hepburn o Mirna Loy o Joan Crawford,
cappotti solo di cashemere, cappelli in capo e guanti

ivana ha detto...

Anche da noi ci sono i mostri!!!
Ogni epoca impronta di sé, sensatamente, ma spesso senza senno, città e luoghi...
A volta si ripara al mal fatto, ma succede che molto resta e magari nel tempo ci si fa l'abitudine, anche se non ci si può fare l'occhio!!!

Grazie per queste lezioni preziose!!!

Mav ha detto...

Beh, se i cinesi la scoprono, la rifanno pari pari, stanno già costruendo appartamenti in stile "Versailles" ....

Mav ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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