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Chiariamo subito: io non sono una di quelle che pretendono di mangiare all'italiana anche in capo al mondo, anzi. Mi piace tutto e ho sempre sbandierato a destra e a manca che assaggiare la cucina del luogo è una delle tante cose per cui vale la pena di fare un viaggio.
Ma come dappertutto, anche per me esiste la fatidica eccezione che conferma la regola, e si chiama
Una pizza napoletana.
E' una vera autentica tradizionalissima pizzeria napoletana trapiantata nel Village, e il suo proprietario, Tony Mangieri, è un fondamentalista, uno che si farebbe tagliare una mano piuttosto che mettere una fetta di salame o un pezzo di peperone su una delle sue pizze. Per lui, solo acqua sale e farina, e impasto rigorosamente fatto a mano.
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Niente lievito di birra e un forno a legna, savasandìììììììììr
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Offre un menu che credo sia il più striminzito di tutta New York: quattro soli tipi di pizze, niente insalate niente dolci, niente che possa ricordare le mastodontiche untissime e superaccessoriate pizze americane. Vino acqua e birra, ma niente bibite dolci e gasate, e alla fine solo caffè fatto con la napoletana, accompagnato da un quadretto di cioccolato di Modica. stop.
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Così facendo, Tony è diventato una star, fotografato intervistato e citato sui giornali più prestigiosi.
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Ma tutte queste belle qualità non sarebbero state sufficienti a spingermi a caldeggiare la pizza napoletana di Tony, mentre c'è un particolare che, da solo, mi è bastato per far balzare questo tatuatissimo giovanotto in cima alle mie preferenze culinarie nella Grande Mela.
Anthony ha affermato pubblicamente che la mia cucina è la migliore tra le cucine casalinghe che lui abbia mai assaggiato,
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e per un ragazzo italo americano che rimpiange i manicaretti della nonna bisogna riconoscere che questo è un complimento davvero grosso.
Perciò, se per una sera vi punge la nostalgia di una buona pizza fatta come a Napoli, sapete dove andare.
Dimenticavo: se ci capitate di giovedi sera, potreste essere serviti al tavolo dalla figlia emigrante