Avevo sempre avuto il pallino di parlare di qualcuno di quegli architetti che hanno avuto un ruolo importante nella storia dell'architettura ma non sono conosciuti come meriterebbero, ma non avevo mai trovato la maniera di cominciare il discorso. Adesso finalmente mi arriva sul piatto d'argento il pretesto giusto: la prima partita dell'Italia in questi europei di calcio si giocherà stasera nello stadio Le Gerland di Lione, costruito da Tony Garnier.
Sorge nel quartiere omonimo, e Garnier ne inizia la costruzione nel 1913. I lavori si fermano presto per il sopraggiungere della guerra e riprendono solo nel 1919, grazie anche al lavoro di molti prigionieri di guerra tedeschi. Viene terminato un anno dopo.
Vi si accede da quattro imponenti portali
ed è circondato da una pista ciclabile, ma è privo di posti coperti e molti sono i posti in piedi, per cui negli anni deve subire parecchi interventi di adeguamento. Nel 1960 la pista ciclabile viene eliminata, e qualche decennio dopo è la volta delle tribune nord e sud, che vengono abbattute e ricostruite più in là per aumentarne la capienza.
Ma Garnier non è solo l'architetto dello stadio Gerlande, la sua è stata una figura importante e significativa, e non soltanto per la città di Lione.
Infatti, negli stessi anni in cui in tutta Europa si afferma l'Art Nouveau, in Francia due figure portano avanti esperienze sempre d'avanguardia, ma di tutt'altro genere: Auguste Perret a Parigi, di cui abbiamo già detto, e Tony Garnier a Lione.
Personalità schiva, sempre volutamente lontano dai grandi dibattiti culturali dell'epoca, ma lucido e rigoroso nella sua opera di progettista, e soprattutto, molto molto concreto, Garnier ha rivoluzionato l'architettura del suo tempo. Figlio di canuts, cresciuto nel quartiere operaio della Croix-Rousse, frequenta i corsi dell'Accademia di Francia a Roma dove
inizia a ragionare sul progetto per una cité
industrielle, che presenta al concorso Gran Prix de Rome del 1901
anche se la pubblicazione avviene soltanto parecchi anni dopo, nel 1917. Il progetto è
tecnicamente dettagliatissimo e prevede l’utilizzo del cemento armato e
uno stile privo di qualsiasi fronzolo, con la zona
industriale ben separata dalle aree residenziali, che Garnier riunisce intorno ad un
largo viale centrale su cui transitano i mezzi pubblici. All’interno sono previsti i servizi di quartiere: scuole, posta,
ambulatori, mentre nel territorio circostante trovano posto le
aziende agricole e le attrezzature urbane: l'ospedale il macello il cimitero. Gli alloggi sono tutti affacciati sul viale, sono aerati e ventilati per garantire condizioni di vita ottimali, e sono tutti dotati non solo di camere da letto sufficienti per la famiglia, ma anche di un soggiorno, ed è la prima volta forse, in cui viene riconosciuto anche ai meno ricchi il diritto di avere uno spazio non strettamente legato ai bisogni primari. Nelle zone comuni all'esterno ampi pergolati e panchine incoraggiano i rapporti tra gli abitanti.
Il progetto trova poi effettiva realizzazione nel quartiere Etats-Unis di cui Garnier inizia ad occuparsi nel 1917. In corso d'opera gli edifici, previsti a due piani, vengono innalzati a cinque contro il parere dell'architetto che si batte invano per l'installazione di ascensori. Il quartiere viene ufficialmente inaugurato il 25 Giugno 1934. Nel corso degli anni anche gli ascensori finalmente sono stati installati, e oggi è molto lontano dall'immagine tradizionale che abbiamo delle periferie urbane
la gente ci deve vivere molto bene visto che si è battuta perchè l'intero quartiere diventasse il Musée Urbain Tony Garnier
5 commenti:
Verrebbe da definirlo "architetto con l'anima" in contrapposizione ad alcuni suoi colleghi di oggi archistar-e-basta. Comunque, l'idea di un Museo dedicato a cielo aperto è straordinaria!
lo credo anch'io Nela San
Grazie Dede,
mi piace questo stile, che è di linee essenziali, ma ingentilito, nelle zone urbanizzate, da decorazioni e spazio verde. Nelle linee mi ricorda Gorni, scultore e ideatore di edifici pubblici, palestre, e l'idea pure del museo diffuso, vedi Quistello, nel Mantovano! Un esempio di altro livello, ma mi interessa e commuove l'opera dell'artista che vuole davvero il benessere sociale ed estetico per la comunità!
Grazie sempre di questi ritratti di artisti e di stili!
Sei, diciamo, Dedepedia!!!
Dedepedia? Ivana anche mio cognato qualche volta mi chiama così e la coincidenza comincia ad allarmarmi
Davvero? Vedrei che anche il terzo comparirà e tre formano la prova, devi rassegnarti...ma grandemente meritato!
Solo scorrere i tag o anche solo i ttoli, non si può che affermare questo!
Magari ti fai la pagina Wiki, consultabile e la carichi costantemente!
Continua così!!!
Abbraccio
ivana
Posta un commento