Tra le curiosità parigine
di cui Varie ed Eventuali aveva in mente di parlare prima della lunga pausa di riflessione c’era uno strano edificio a forma di pagoda, situato al numero 50 di Boulevard Voltaire, nell’11esimo
arrondissement.
Era una sala da spettacolo progettata nel 1864 dall’architetto Charles Duval
sulla base del progetto per un autentico palazzo cinese dei nostri tempi
come aveva scritto all'epoca l'autore
ed era stato battezzato Bataclan in omaggio a Jacques Offenbach
che pochi anni prima aveva portato sulle scene
Ba-Ta-Clan, un’operetta di ambientazione cinese.
Inaugurata l’anno dopo come sala da café concert, ospitava spesso anche spettacoli di vaudeville. Al primo piano si ballava.
Le cose erano andate bene per qualche tempo poi, un po’ per svariati passaggi di proprietà e un po’ perché il gusto del pubblico è volubile, il Bataclan ai primi del novecento è un locale con un passato luminoso ma con un futuro molto incerto.
Risorge nel 1910, grazie ad un accurato restauro ma soprattutto per merito delle piume e i lustrini delle riviste che mette in scena José de Bérys,
ed è proprio sul palcoscenico
del Bataclan che Maurice Chevalier coglie i primi veri successi.
Nel 1926 si susseguono un nuovo passaggio di proprietà e la trasformazione in cinema, poi negli anni trenta un incendio disastroso distrugge il tetto a pagoda.
Il locale continua a vivacchiare senza infamia e senza lode fino a circa il millenovecentosettanta, quando l'ultimo proprietario decide di chiudere il cinema e la sala torna ad essere utilizzata come teatro.
Oggi il Bataclan ospita concerti e spettacoli, e da qualche anno è stato ridipinto con i colori originali anche se il fascino della vecchia fantasiosa pagoda è andato a fuoco nell’incendio del 1933.
Questo era tra le bozze in via di pubblicazione quando la sera del 13 novembre 2015 ci fu il terribile attentato,
e il coraggio di parlare di futili amenità venne meno. Sono passati parecchi mesi e sono successe tante altre cose, la
maggior parte brutte. Ma il mondo va avanti lo stesso, e ci siamo resi conto che parlare di qualche futile amenità ogni tanto aiuta a non vedere del mondo soltanto il lato nero.