venerdì 20 marzo 2015

Amedeo Modigliani - Seconda parte

Sono già passati due anni da che Modigliani é sbarcato alla Gare de Lyon 

Ammira enormemente Picasso e  darebbe non so cosa per sentirsi alla sua altezza ma il suo lavoro ancora  non lo soddisfa

.....E' il mio occhio di italiano che non può assuefarsi alla luce di Parigi ....
.....Non ci sono....Picasso darebbe una pedata a questo mostro....

Dipinge, disegna, quando può  scolpisce le traversine di legno rubate a una stazione del Metrò in costruzione e si chiude per giornate intere  al Louvre 


per studiare l'arte africana.
Di soldi in tasca ne ha  sempre pochi, ma offre da bere e da mangiare agli amici anche quando non se lo potrebbe  permettere e in tanti finiscono  per crederlo figlio di un banchiere.
Paga da bere anche a Maurice Utrillo,  figlio di Suzanne Valadon 

e di Renoir, o forse di  Degas, o forse ancora di chissachì, che la  nonna alcolizzata aveva portato all'epilessia  a furia di mettergli nel biberon il vino al posto del latte, e che per questo vive in uno stato di continuo instupidimento ed  é  lo zimbello di tutti i ragazzi di Montmartre. Però sa dipingere come un dio.
Dopo aver tanto sperimentato con la sensazione frustrante di girare a vuoto, Modigliani capisce  di aver trovato finalmente la sua strada
...per lavorare ho bisogno di un essere vivo, di vedermelo davanti...
e nascono  i suoi famosi nudi dai colori spenti, e i  ritratti delle sue donne o dei tanti  amici che raffigura 



col volto allungato e l'espressione distaccata e ieratica delle maschere africane che  lo avevano affascinato. Comincia a bere forte. Assenzio. 


Non ci mette la  zolletta di zucchero e l'acqua come fanno tutti, lui lo butta giù liscio.  E va giù pesante anche con la droga, perdendo per  strada  timidezza gentilezza e quel decoro nell'aspetto che era stato sempre  il suo carattere distintivo.
Di giorno è ancora il  serio e infaticabile dottor Jekyll che lavora e sperimenta, ma la  notte si trasforma in   mr Hyde imbarazzante e ubriacone, diventa violento e quando non ha più un centesimo in tasca si umilia fino ad offrire un  disegno in cambio di un bicchiere
Sono Modigliani, ebreo, cinque franchi.
Per toglierlo da quella condizione avvilente Léopold Zborowski, il suo mercante d'arte,  arriva ad offrirgli un compenso fisso giornaliero di venti franchi, gli trova anche un alloggio in cui  vivere con Jeanne, l'amore più importante della sua vita (forse soltanto perchè fu  l'ultimo, chi lo sa).  Le cose non vanno malissimo, Modì vende perfino qualche quadro ed espone i suoi lavori in un paio di  mostre collettive. Senza quella disgraziata propensione per la bottiglia e senza quella tosse che lo sconquassa e a volte gli procura sbocchi di sangue sarebbe quasi un momento felice.
Nel 1917  Zborowski riesce  ad organizzargli una personale nella galleria di Berthe Weill, una che di arte  se ne intendeva parecchio visto che era stata lei  a vendere i primi quadri di Picasso.
Modì si presenta con una discreta quantità di disegni e alcuni nudi, due dei quali vengono esposti in vetrina. I passanti si indignano, qualcuno chiama la polizia che immediatamente ordina la chiusura della mostra per offesa al pudore. I nudi vengono prontamente tolti di mezzo e la mostra si chiude senza che si sia venduto un solo quadro.

(continua)





4 commenti:

Grazia ha detto...

Tra assenzio e droga Modì ormai si sta perdendo. Che il male di vivere sia,ormai, la contropartita dell'arte?

Gracie ha detto...

Non credo esista un solo artista al mondo (uno che davvero possa fregiarsi dell'appellativo)che per poter dare il meglio della sua arte non abbia dovuto vivere una vita d'inferno....

dede leoncedis ha detto...

Eppure qualcuno riesce ad essere grande artista senza pagare un prezzo così alto. E Picasso forse è uno di questi.

Nela San ha detto...

Riprendo la tua risposta sulla vita di Picasso, diversa da quella di Modigliani. Spesso mi sono chiesta quali e quante altre opere suggestive avrebbe dipinto se la sua vita fosse stata più ...regolare.

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