Non tutte le città hanno la fortuna di essere state edificate in mezzo a due fiumi e Lione, che questa fortuna ce l'ha, ha pensato molto saggiamente di sottolinearla realizzando, nel punto in cui Rodano e Saona confluiscono, il Musée des Confluences.
Nel 2013 il cantiere era ancora in costruzione
Ma il 20 dicembre scorso finalmente il Museo è stato ufficialmente inaugurato
Nel 2013 il cantiere era ancora in costruzione
Ma il 20 dicembre scorso finalmente il Museo è stato ufficialmente inaugurato
L'intento è quello di avvicinare il pubblico quanto più ampio possibile a tutte le nuove strade intraprese dalla scienza, dalla tecnologia,
dalla biologia e anche dall’etica secondo un concetto ispiratore che non poteva non essere simbolicamente ancorato al luogo in cui è costruito, ed è quello dell'integrazione di tutte le discipline, senza confini e senza divisioni.
Il progetto parte alla fine degli anni novanta ed è affidato alla Coop Himmelb(l)au, un gruppo di architetti austriaci con studi a Vienna, Los Angeles e Pechino
(autori tra l'altro di questa ardita sopraelevazione che tempo fa appariva per circa un secondo nella pubblicità di non ricordo più quale brandy. L'informazione non era indispensabile, lo so, ma mi è venuta in mente e ve l'ho riportata).
Si era ventilata la sua apertura entro il 2008 ma lungaggini e ritardi hanno dilatato i tempi e nel frattempo il costo inizialmente previsto pare sia cresciuto di sei volte. Non indaghiamo sul perchè e il percome, ora il museo è aperto al pubblico e tanto ci basta.
Parliamo invece dell'edificio: è stato scritto che è
un gesto architettonico eclatante e vertiginoso, ammirevolmente coraggioso ma anche sfrontato
Visto di lato ricorda vagamente un grosso formichiere
e si articola in due unità distinte che gli architetti hanno denominato Cloud e Crystal.
Cloud, la zona rivolta verso l'acqua,
si compone di una teoria di spazi bui in cui la luce naturale non penetra, e sono stati pensati per garantire la massima flessibilità per le mostre che vi verranno allestite, mentre Crystal
guarda verso la città
ed è un enorme atrio vetrato pieno di luce
che funziona come filtro tra il dentro ed il fuori, punto di ritrovo o camera di decantazione in cui sostare prima di entrare alle aree espositive che si snodano su vari livelli e a cui si accede attravesrso un percorso di ponti scale e passerelle.
Scrivono i progettisti
.....Mutazioni di forma, penetrazioni, deformazioni, simultaneità,
insuccessi e mutevolezze
hanno un effetto sull’architettura. L’architettura che ne risulta è
caratterizzata dalle interazioni, dalla fusione e dalla mutazione di
differenti entità da cui nasce una nuova forma....
.... la sua
architettura è caratterizzata dalla fusione di due entità cui viene
conferita una identità urbana con un valore locale e regionale, che
contribuisce a rendere riconoscibile la città di Lione nei confini della
Francia.
....Il Museé des Confluences non si considera un
tempio esclusivo per la borghesia intellettuale, bensì un luogo
pubblico che dà accesso alla conoscenza del nostro tempo.....
Il Museo raccoglie più di due milioni di oggetti tra i più disparati, dallo scheletro di dinosauro alla prima macchina per Raggi X
ad opere di arte Inuit molto interessanti e inusuali.
E poi, come si legge qui ,
meteoriti, ammoniti, uccelli della Cochinchina,
sculture Senufo (popolo africano), mandibola
di Homo Sapiens, armature
di samurai…
Tutti questi oggetti rivolgono uno sguardo inedito sull’avventura umana dalle origini a oggi
E perfino i normalissimi attrezzi di cucina, elevati ad oggetti da esposizione, assumono una dignità diversa.
6 commenti:
Interessante....roba per mio marito, direi...in più non siamo mai stati a Lione...
L'edificio é molto interessante, quelle che mi lasciano perplesse sono le spiegazioni degli architetti, soprattutto quando scrivono che "il museo non si considera un tempio esclusivo per la borghesia intellettuale, bensí un luogo pubblico".
Perché gli altri musei, no?
In Italia, dove non siamo proprio all'avanguardia, che il museo sia un "pubblico servizio" é un concetto assodato da decenni. Comunque, a parte le affermazioni che forse non ho capito, é sicuramente da vedere!
Non so...qualcosa mi lascia perplessa nel l'esterno di questa opera architettonica. Sarà la vicinanza del fiume e di quel ponte bianco (Calatrava?), che mi ricorda il Guggenheim di BILBAO, dove però le forme arrotondate sono diventate spigolose come a volte sono quelle delle opere dell'anglo irachena Hadid. Ma ci si passa sopra, il nome del museo, benché ovvio, nella lingua francese assume una musicalità altisonante e l'aver pensato di esporre elettrodomestici da cucina è un coup de coeur!
Gracie, Lione e Torino sono state giudicate tra le 10 città europee che meritano una visita.Distano tre ore l'una dall'altra, non ti dico altro...... ;)
Grazia gli architetti di solito non sono i migliori esegeti del proprio lavoro e qualche volta danno l'impressione di aver scoperto l'acqua calda. In ogni caso confermo, il museo è da vedere.
Nela San il ponte non è di Calatrava ma il progettista deve averlo tenuto molto presente mentre lavorava. Dopo Bilbao si è scatenata una competizione tra archistar su chi riesce a sorprendere di più e non so se tutto quello che si sta costruendo diventerà una pietra miliare. Probabilmente molte di queste opere non reggeranno la prova del tempo, vedremo.
Quasi quasi mi viene voglia di tornare a Lione. Le tue descrizionisono sempre chiarissime e belle
Edificio molto interessante, non vedo l'ora di vederlo (uno dei prossimi weekend).
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