che però, dopo novant'anni, non riesce più a contenere l'immensa mole dei volumi che con il tempo si sono ancora raccolti.
Alla fine degli anni novanta si decide di realizzarne l'ampliamento, e viene costruito un nuovo edificio contiguo al corpo esistente
che per mezzo di tre passerelle vetrate si salda ad un secondo corpo più grande, posto al di là di una strada di grande traffico e affacciato sul canale.
Tutto il nuovo intervento è rivestito di un bellissimo granito nero dello Zimbawe e per questo è conosciuto come Den sorte diamant, il Diamante Nero. Le lastre lucide si confondono con l'imponente vetrata color fumo che sulla facciata lungo il canale taglia il diamante in due
e moltiplica in maniera spettacolare un paesaggio già di per sè parecchio affascinante
mentre all'interno illumina un enorme atrio a tutta altezza, completamente bianco, ed il contrasto tra l'esterno nero e massiccio e la grande leggerezza degli otto piani all'interno aggiunge un ulteriore elemento di sorpresa.
Ad ogni piano corrono sinuose balconate di collegamento da cui si accede alle sale di lettura.
L'edificio è di per sè piuttosto bello e merita una visita anche da parte di chi non ha particolare interesse per l'architettura moderna, ma una volta tanto noi abbiamo avuto la fortuna di capitare nel posto giusto al momento giusto e così, oltre al contenitore, abbiamo potuto vedere alcuni dei tanti tesori che vi sono contenuti e a cui solitamente i visitatori non hanno accesso: infatti era in atto una mostra dei più rari manoscritti che la biblioteca custodisce.
E anche questa è stata un'emozione
2 commenti:
Questi "voli arditi" fra antico e moderno mi interessano sempre.
Quando poi si tratta di librerie e biblioteche mi incuriosiscono e mi attirano -è il caso di dirlo - più di un diamante ...vero.
E' uno degli edifici moderni che ho visto che mi è piaciuto di più (al primo posto il Guggenheim di NY).Grazie per avermelo fatto rivedere.
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