Il 1836, tra debiti giganteschi e sciagurate speculazioni che non potevano che avere esito disastroso, è stato per Balzac un annus horribilis, i creditori sono sempre più insistenti e lui non ha fatto altro che nascondersi e scappare da un angolo all'altro di Parigi. Gli vogliono pignorare i mobili della ricca casa di rue Cassini e oramai gli ufficiali giudiziari conoscono anche l'indirizzo di Passy, dove ha preso in affitto le stanze al piano terra di una casetta affacciata sui prati. Non ci ha mai abitato stabilmente ma con quella porticina secondaria invisibile dalla strada gli è stata molto utile ogni volta che i creditori hanno bussato con l'illusione di farsi pagare.
Conoscendo la sua megalomania, il suo amore per il lusso esagerato e il sogno mai avverato di diventare ricchissimo, è buffo pensare che proprio la più modesta di tutte sia diventata la Casa di Balzac.
Ma torniamo al 1836 e alle sue batoste, Balzac un tempo così prolifico da mesi non riesce più a scrivere una pagina e nemmeno ha più tempo per correggere tre, quattro, cinque volte le bozze
secondo quell'abitudine per cui i suoi editori, se solo potessero, gli darebbero fuoco
Grazie alla contessa Visconti Guidoboni, l'amante che si dice gli abbia dato da poco un figlio e che si rende conto che lo scrittore ha bisogno di una boccata di aria nuova, viene spedito in Italia a risolvere alcune questioni ereditarie per conto del marito di lei. La contessa è certamente molto generosa, il marito è certamente molto danaroso e molto accondiscendente, e il viaggio viene organizzato senza badare a spese, tanto che Balzac si può permettere addirittura di farsi accompagnare da un giovane servitore bruno, Marcel, di cui mai nessuno ha sentito parlare. La redingote e il pastrano che il celebre sarto Buisson gli ha cucito però non bastano a nascondere che questo paggio ha ben poco di mascolino: infatti Marcel si chiama in realtà Caroline Marbouty, ed è l'ultima delle amanti di Balzac. Moglie giovane e annoiata di un alto magistrato di Limoges, è una delle decine di ammiratrici che gli si fanno avanti regolarmente per via epistolare, e si dichiara subito deliziata all'idea dello scherzo, lui è ancor più deliziato al pensiero che qualcun altro pagherà i conti, e i due partono in diligenza.
Arrivati a Torino Balzac, che non è mai stato un campione di discrezione, nonostante sia in compagnia di una donna sposata non pensa nemmeno per un secondo di prendere alloggio in una pensioncina defilata ma scende al Grand Hotel Europa,
il più bello della città, che si trova in piazza Castello, a due passi da Palazzo Madama
e di fronte a Palazzo Reale.
La Gazzetta Piemontese annuncia con grande enfasi l'arrivo dello scrittore, che in quegli anni è al culmine della fama, e tutta l'aristocrazia torinese comincia a tempestarlo di inviti. Vanitoso com'è e sempre molto sensibile al fascino della nobiltà, lui arriva tronfio e compiaciuto e ogni volta si trascina dietro il paggio. Ovvio che tutti mangino la foglia in fretta, e dato che sembra impensabile che una persona assennata sia tanto sfrontata da portare in società l'ultima amichetta di turno, tutti concludono che ad accompagnare il famoso scrittore non possa esserci che un personaggio altrettanto famoso che ha intenzione di mantenere l'incognito. Capelli corti, abiti maschili, comportamenti disinvolti: dev'essere per forza George Sand. Tutti sanno che è appena stata in Italia in compagnia di Alfred de Musset, e non sembra così improbabile che abbia deciso di ritornarci con Balzac senza volerlo far sapere in giro. Contesse e marchesi non aspettano altro che di pavoneggiarsi con l'ospite e sfoderano grandi conversazioni sulla letteratura a cui la povera Caroline, che Balzac non si è certo portato dietro per la sua cultura, non riesce a tener testa. Il gioco va avanti per un po' ma c'è il rischio di far scoppiare uno scandalo, e anche bello grosso, allora il Nostro capisce che è arrivato il momento di levare le tende. Confessa in gran segreto al marchese de Saint-Thomas la storia del travestimento, e dato che il marchese è al corrente della sua liaison con l'ucraina Eva Hanska (ed evidentemente ignora tutte le altre svariate contesse Visconti Guidoboni) condisce la storiella con un briciolo di edificante moralismo: ....Ella s'è affidata a me ben sapendo come io sia totalmente assorbito da una passione che tutto mi tiene.......