Centoquarantaduesimo compleanno per il Metropolitan Museum di New York.
Precisazione: la data mi sarebbe passata inosservata se non avessi letto la notizia in questa
pagina di facebook.
E dato che, come ho già detto e ripetuto fino alla nausea, ogni pretesto è buono per ricordare un luogo che mi è rimasto nel cuore molto più di quanto potessi immaginare, ripropongo quanto avevo già scritto sul museo nell'ormai lontano giugno del 2008.
Seconda precisazione: nel frattempo la figlia emigrante è tornata alla base, ci è rimasta per un po' e ora è nuovamente ripartita: Un modo come un altro per farmi entrare nel cuore più di una città
Il maggiore museo d'America,in quanto a notorietà non ha niente da
invidiare ai vari Louvre, Hermitage e British Museum.
E', manco a dirlo, letteralmente sterminato, e pensare che la sua prima
sede fu in una modesta brownstone di downtown. Fu spostato nel 1880
nella sede di Central Park, una sobria costruzione in mattoni in origine
pensata come sala da ballo. Contrariamente alla moda dell'epoca che
voleva sedi pompose per i musei, questa non lo era perchè i progettisti
del Central Park, Olmsted e Vaux, non avevano nessuna intenzione che il
museo rubasse la scena al loro parco. Solo in seguito vennero aggiunte
le colonne sulla facciata, ma questo avvenne quasi trent'anni dopo, ai
primi del novecento.
L'ingresso è a pagamento, ma il biglietto è a libera offerta e la
cifra indicata è solo un suggerimento e se decidete di dare di meno
nessuno vi guarderà male.
Il museo contiene un numero enorme di opere d'arte, circa due milioni.
Sette grandi collezioni che spaziano dall'arte americana alla europea,
egizia, orientale, medievale, greca e romana, africana. Impossibile
vederle tutte nemmeno a campare duecento anni, bisogna farsene una
ragione, decidere in fretta che cosa guardare e andare avanti senza
pensarci più, perchè il rischio di finire come l'asino di buridano è
concreto. Il mio suggerimento è di tralasciare la pittura europea, che
non è impossibile vedere altrove con una certa facilità, e di dedicarsi
piuttosto all'arte orientale, soprattutto indiana, molto meno presente
nei nostri musei.
(Altro suggerimento, quasi del tutto disinteressato: se non avete molto
tempo da passare a New York, ricordate che gli egizi sono a portata di
mano anche qui da noi a Torino.)
Andate a vedere il giardino cinese con la attigua sala Ming,
opera di esperti provenienti dalla Repubblica Popolare Cinese che
riproduce, usando una illuminazione naturale, un autentico giardino
cinese dell'epoca Ming, con tanto di pagoda cascata e stagno con i pesci
rossi.
Questo
stupendo corpo femminile di cui mannaggia ricordo solo appartenere
all'arte indiana, è un'opera strepitosa, capace di trasmettere le
stesse emozioni della Nike di Samotracia.
Regalatevi anche un break nella caffetteria sulla balconata, il caffè non è un granchè ma i muffin sono ottimi,
e poi ci si riposa ammirando il grande salone di ingresso in stile neoclassico.
Se vi rattrista tanto pensare che non avete visto un sacco di opere
interessanti che non avrete mai più l'occasione di ammirare, sappiate
che può sempre capitare anche a voi di ritrovarvi una figlia emigrante.
Mai dire mai nella vita.