sabato mattina siamo andati al Balon. Spiego per i non torinesi: il Balon è un grande mercato delle pulci vicino a Porta Palazzo. Una volta ci si andava con l'illusione di fare il colpaccio, trovare per due lire il pezzo rarissimo sfuggito alla voracità degli antiquari.
Posto che ciò sia mai stato possibile, cosa della quale dubito assai assai, la maggior parte della merce che ormai si trova sulle bancarelle è semplicemente il ciarpame di cui qualche nostro vicino di casa si è appena liberato pagando a peso d'oro uno svuotacantine bendisposto.
Ciarpame che gioiosamente noi ricompriamo, pagandolo al prezzo dell'uranio, sulla bancarella del medesimo astuto svuotacantine .
Bisogna ammettere però che, affari o no affari, girare per il Balon resta un passatempo molto divertente.
sabato dicevo, mi sono imbattuta in una serie di tazze gialle sbeccate e con lo smalto tutto crepato, e non so come, mi è tornato alla memoria Jerome K. Jerome, Tre Uomini In Barca. ....
" bisogna dire che i nostri bisavoli avessero una nozione molto esatta del bello e dell'artistico. Infatti tutti i tesori artistici odierni altro non sono che cose che erano comuni tre o quattrocento anni addietro e sono state esumate. Mi domando spesso se nei vecchi piatti fondi, nei boccali di birra, negli smoccolatoi che oggi tanto pregiamo, vi sia un'autentica, intrinseca bellezza, oppure se è soltanto l'aureola dell'antichità che li rende incantevoli ai nostri occhi.
Le vecchie maioliche che appendiamo come ornamento alle pareti, pochi secoli fa non erano che suppellettili usuali di ogni giorno e le statuine del roseo pastore e della gialla pastorella che ora esibiamo ai nostri amici perché facciano mostra di essere intenditori e si sbavino in elogi, non erano che semplici soprammobili posti sui caminetti e che le mamme del diciottesimo secolo usavano come succhiotti per acquietare i figlioli piangenti.
Avverrà lo stesso nel futuro? I tesori di alto valore dell'oggi, saranno sempre le bagattelle di ieri che costavano due soldi? Ci saranno in bella mostra file dei nostri comuni piatti a disegno cinese sui caminetti dei ricchi nell'anno duemila e dispari? Le tazze bianche con l'orlo dorato e, dentro, i bei fiori in oro (di specie sconosciuta) che le nostre donne di servizio ora rompono a cuor leggero saranno forse accuratamente riappiccicate e messe su di una mensola e spolverate personalmente e solamente dalla padrona di casa?
Nel mio appartamento ammobiliato v'è un cane di porcellana; è bianco, ha occhi scuri e il naso di un rosa delicato con puntini neri. Alza la testa con un senso di pena ed hanno avuto l'abilità di fargli un'espressione che raggiunge l'apice dell'imbecillità.
Francamente non mi piace. Se poi dovessi considerarlo dal punto di vista artistico mi ci irriterei. E' oggetto di sarcasmo da parte di amici senza riguardo, e persino la padrona di casa non l'ammira affatto e ne tollera la presenza solo perché è un regalo di sua zia.
Ma è più che probabile che fra duecento anni quel cane sarà riscavato in qualche posto, mutilato delle gambe e con la coda rotta e sarà venduto per esemplare rarissimo ed esposto sotto una campana di vetro. La gente gli girerà intorno e lo ammirerà e rimarrà colpita dalla straordinaria profondità del colore del naso e discuterà sul come doveva essere stato bello il pezzo di coda mancante.
Eppure noi, in quest'epoca, non vediamo la bellezza di quel cane.
Esso ci è troppo familiare. Succede lo stesso con il tramonto e le stelle; la loro soavità non ci conquista più perché ormai i nostri occhi si sono abituati a vederli. E così pure per il cane di porcellana. Nel 2288 la gente si estasierà per esso. La fabbricazione di questi cani sarà ormai un'arte scomparsa; i nostri discendenti si scervelleranno per indovinare come facemmo noi a modellarli, dirà che eravamo espertissimi e riferendosi a noi diranno con venerazione "quegli antichi, grandi artisti che fiorirono nel secolo diciannovesimo e produssero cani di maiolica come questo".
Posto che ciò sia mai stato possibile, cosa della quale dubito assai assai, la maggior parte della merce che ormai si trova sulle bancarelle è semplicemente il ciarpame di cui qualche nostro vicino di casa si è appena liberato pagando a peso d'oro uno svuotacantine bendisposto.
Ciarpame che gioiosamente noi ricompriamo, pagandolo al prezzo dell'uranio, sulla bancarella del medesimo astuto svuotacantine .
Bisogna ammettere però che, affari o no affari, girare per il Balon resta un passatempo molto divertente.
sabato dicevo, mi sono imbattuta in una serie di tazze gialle sbeccate e con lo smalto tutto crepato, e non so come, mi è tornato alla memoria Jerome K. Jerome, Tre Uomini In Barca. ....
" bisogna dire che i nostri bisavoli avessero una nozione molto esatta del bello e dell'artistico. Infatti tutti i tesori artistici odierni altro non sono che cose che erano comuni tre o quattrocento anni addietro e sono state esumate. Mi domando spesso se nei vecchi piatti fondi, nei boccali di birra, negli smoccolatoi che oggi tanto pregiamo, vi sia un'autentica, intrinseca bellezza, oppure se è soltanto l'aureola dell'antichità che li rende incantevoli ai nostri occhi.
Le vecchie maioliche che appendiamo come ornamento alle pareti, pochi secoli fa non erano che suppellettili usuali di ogni giorno e le statuine del roseo pastore e della gialla pastorella che ora esibiamo ai nostri amici perché facciano mostra di essere intenditori e si sbavino in elogi, non erano che semplici soprammobili posti sui caminetti e che le mamme del diciottesimo secolo usavano come succhiotti per acquietare i figlioli piangenti.
Avverrà lo stesso nel futuro? I tesori di alto valore dell'oggi, saranno sempre le bagattelle di ieri che costavano due soldi? Ci saranno in bella mostra file dei nostri comuni piatti a disegno cinese sui caminetti dei ricchi nell'anno duemila e dispari? Le tazze bianche con l'orlo dorato e, dentro, i bei fiori in oro (di specie sconosciuta) che le nostre donne di servizio ora rompono a cuor leggero saranno forse accuratamente riappiccicate e messe su di una mensola e spolverate personalmente e solamente dalla padrona di casa?
Nel mio appartamento ammobiliato v'è un cane di porcellana; è bianco, ha occhi scuri e il naso di un rosa delicato con puntini neri. Alza la testa con un senso di pena ed hanno avuto l'abilità di fargli un'espressione che raggiunge l'apice dell'imbecillità.
Francamente non mi piace. Se poi dovessi considerarlo dal punto di vista artistico mi ci irriterei. E' oggetto di sarcasmo da parte di amici senza riguardo, e persino la padrona di casa non l'ammira affatto e ne tollera la presenza solo perché è un regalo di sua zia.
Ma è più che probabile che fra duecento anni quel cane sarà riscavato in qualche posto, mutilato delle gambe e con la coda rotta e sarà venduto per esemplare rarissimo ed esposto sotto una campana di vetro. La gente gli girerà intorno e lo ammirerà e rimarrà colpita dalla straordinaria profondità del colore del naso e discuterà sul come doveva essere stato bello il pezzo di coda mancante.
Eppure noi, in quest'epoca, non vediamo la bellezza di quel cane.
Esso ci è troppo familiare. Succede lo stesso con il tramonto e le stelle; la loro soavità non ci conquista più perché ormai i nostri occhi si sono abituati a vederli. E così pure per il cane di porcellana. Nel 2288 la gente si estasierà per esso. La fabbricazione di questi cani sarà ormai un'arte scomparsa; i nostri discendenti si scervelleranno per indovinare come facemmo noi a modellarli, dirà che eravamo espertissimi e riferendosi a noi diranno con venerazione "quegli antichi, grandi artisti che fiorirono nel secolo diciannovesimo e produssero cani di maiolica come questo".