Al numero 104 di rue des Aubervilliers aveva sede, e ha funzionato fino al 1993, il Servizio Municipale di Pompe Funebri della città di Parigi (SMPF).
L'edificio, un bell'esempio di architettura industriale del diciannovesimo secolo,
era stato costruito nel 1873
sul sito di un ex mattatoio per conto della diocesi di Parigi e sotto la supervisione dell'architetto Victor Baltard, che già aveva realizzato le tettoie delle Halles (sciaguratamente demolite negli anni settanta).
Le sepolture, che un tempo erano monopolio esclusivo della chiesa, nel 1905 passano alla competenza della municipalità, la quale istituisce il Servizio Municipale di Pompe Funebri con il compito di riunire tutte le attività legate ai funerali: bare, carri funebri, fiori, e compagnia bella. I capannoni arrivano ad ospitare, tra falegnami, ebanisti, sarti, fiorai e facchini, più di millequattrocento lavoratori. La mia fonte parla anche di una scuderia di ventisettemila carri funebri, dato che io riporto diligentemente anche se mi sembra un numero francamente esagerato e mi resta il dubbio di aver scambiato i carri funebri col numero dei funerali.
Alla fine degli anni novanta una legge modifica le condizioni del monopolio, si aprono nuove imprese funebri private e il SMPF chiude i battenti.
Il grosso capannone rimane vuoto e inutilizzato fino a che nel 2001 l'allora sindaco Bertrand Delanoë avvia un progetto di ristrutturazione che in poco tempo si concretizza. I lavori terminano nel 2007 e finalmente l'anno dopo si apre il CentQuatre,
un ambizioso esperimento nato con l'intento di collaborare alla riqualificazione del quartiere, che è parecchio svantaggiato, e che parte dalla considerazione che arte e cultura devono essere parte integrante del contesto sociale, e che gli artisti, quando condividono i progetti a cui lavorano, contribuiscono ad arricchire culturalmente anche il territorio e i suoi abitanti.
Il grosso insediamento industriale è stato così riconvertito in spazio polifunzionale destinato ad ogni tipo di espressione artistica ed è suddiviso in aree diverse in cui si possono praticare le attività più disparate, che vanno dalla organizzazione di mostre di richiamo internazionale come la mostra dei grandi lavori di Keith Hering, ora in corso,
Artisti e artigiani aprono i propri ateliers al pubblico per alcune ore al giorno, proprio per mostrare illustrare e discutere il proprio lavoro,
e nella vasta area area dedicata a bambini e ragazzi si può giocare leggere o disegnare in compagnia di mamma e papà
provare il proprio spettacolo
o semplicemente fare ginnastica in mezzo agli altri. Tutti fanno allegramente tutto senza minimamente curarsi di quello che sta facendo il proprio vicino e anche il balengo palestrato che si guarda intorno con l'occhio maliardo passa del tutto inosservato.
4 commenti:
bellissimo e spettacolare e molto in linea con quello che io personalmente penso debbano essere le opportunità per fare e respirare arte e cultura, spazi aperti a tutti e per tutti
Spazi aperti a tutti. anche io la penso così, Gracie!
spazi aperti a tutti, ma ben gestiti e ben organizzati : un sogno da noi dove non funzionano nemmeno gli spazi culturali tradizionali!
Beh, diciamo che anche il palazzo, se ha un'anima, sarà stato molto contento di passare dallo stato di...mortorio a quello di luogo vivace!
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