martedì 11 giugno 2013

Parigi - 104 - centquatre


Al numero 104 di  rue des Aubervilliers  aveva sede, e ha funzionato fino al 1993,   il Servizio Municipale di Pompe Funebri della città di Parigi (SMPF).





















L'edificio, un bell'esempio di architettura industriale del diciannovesimo secolo,




era stato costruito nel 1873 











sul sito di un ex mattatoio  per conto della diocesi di Parigi  e  sotto la supervisione dell'architetto Victor Baltard, che  già  aveva realizzato le tettoie delle Halles (sciaguratamente demolite negli anni settanta).
Le  sepolture, che   un tempo erano   monopolio esclusivo della chiesa,  nel 1905 passano  alla  competenza della municipalità,  la quale   istituisce il  Servizio Municipale di Pompe Funebri  con il compito di riunire tutte le attività legate ai funerali:  bare,  carri funebri, fiori,  e compagnia bella. I capannoni arrivano ad ospitare, tra falegnami, ebanisti, sarti, fiorai e facchini,    più di  millequattrocento lavoratori. La mia fonte parla anche  di una scuderia di ventisettemila carri funebri,  dato che io riporto diligentemente  anche se mi sembra un  numero francamente esagerato e mi resta il dubbio di aver scambiato i carri funebri col numero dei funerali.
Alla fine degli anni novanta una legge modifica le condizioni del monopolio, si aprono nuove imprese funebri private  e  il SMPF chiude i battenti. 
Il grosso capannone rimane  vuoto e inutilizzato fino a che nel 2001 l'allora sindaco Bertrand Delanoë avvia un progetto di ristrutturazione che in poco tempo  si concretizza. I lavori terminano nel 2007 e finalmente l'anno dopo si apre il CentQuatre,














un ambizioso esperimento nato  con l'intento di  collaborare alla riqualificazione del quartiere,  che è parecchio svantaggiato,   e che parte dalla  considerazione  che  arte e   cultura devono essere parte integrante del   contesto sociale, e che gli  artisti, quando   condividono i  progetti a cui lavorano, contribuiscono ad arricchire culturalmente  anche il territorio e i suoi abitanti.

















Il grosso insediamento industriale è stato così  riconvertito in spazio polifunzionale destinato ad ogni tipo di espressione artistica  ed è  suddiviso in  aree diverse in cui si possono  praticare  le attività  più disparate, che vanno dalla organizzazione di mostre di richiamo internazionale come la mostra dei grandi lavori di Keith Hering, ora in corso,



alle  performances artistiche e  ai  dibattiti.
Artisti e artigiani  aprono i propri ateliers al pubblico per alcune ore al giorno, proprio  per mostrare illustrare e discutere  il proprio lavoro,

















e nella  vasta area  area dedicata a  bambini e ragazzi si  può giocare   leggere o disegnare  in compagnia di mamma e papà



Ci sono sale prova a prezzi contenuti e spazi gratuiti a disposizione di chiunque voglia esercitarsi,














provare  il proprio  spettacolo














o  semplicemente fare ginnastica in mezzo agli altri. Tutti fanno allegramente tutto senza minimamente curarsi di quello che sta facendo il proprio vicino e anche  il  balengo palestrato che si   guarda intorno  con l'occhio maliardo passa del tutto inosservato.








4 commenti:

Anonimo ha detto...

bellissimo e spettacolare e molto in linea con quello che io personalmente penso debbano essere le opportunità per fare e respirare arte e cultura, spazi aperti a tutti e per tutti

dede leoncedis ha detto...

Spazi aperti a tutti. anche io la penso così, Gracie!

Grazia ha detto...

spazi aperti a tutti, ma ben gestiti e ben organizzati : un sogno da noi dove non funzionano nemmeno gli spazi culturali tradizionali!

Nela San ha detto...

Beh, diciamo che anche il palazzo, se ha un'anima, sarà stato molto contento di passare dallo stato di...mortorio a quello di luogo vivace!

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