Non si può dire che noi torinesi non facciamo le cose in grande dal momento che in una piazza siamo riusciti a mettere ben due castelli: Palazzo Reale e Palazzo Madama. Con un guizzo di originalità subalpina, l'abbiamo anche chiamata piazza Castello, forse a beneficio di qualche passante distratto. Di Palazzo Reale parleremo in seguito, non appena avrò controllato che la mia scarsa memoria e le poche reminiscenze scolastiche non mi facciano dire troppe asinate
Ora, dopo un breve e superficiale ripasso, ci occupiamo di Palazzo Madama.
Ci tocca prenderla alla lontana: bisogna sapere che Torino, l'antica Iulia Augusta Taurinorum, era stata costruita dai Romani con l'impianto del castrum, l'accampamento militare a scacchiera formato da maglie quadrate, come si vede nella mappa
che magari è un po' troppo schematica ma rende bene l'idea, posta sulla Porta Palatina
Le vie si incrociavano tutte rigidamente ad angolo retto (in alto a destra l'unico elemento di disturbo diagonale, dovuto alla Dora Riparia che passava proprio di lì), e Cardo e Decumanus, perpendicolari tra loro, costituivano le due arterie principali alla cui estremità si aprivano nelle mura le quattro porte della città: ai lati del cardo la Porta Sinistra, detta poi Porta Palatina, e la Porta Destra, detta anche Porta Marmorea per le decorazioni di pregio che la abbellivano. Ai lati del decumanus la Porta Praetoria e la Porta Segusina. La Porta Palatina della foto qua sopra è l'unica rimasta in piedi e, detto per inciso, i merli sulla torre di sinistra non sono per niente romani ma sono stati aggiunti intorno al quattrocento. Non chiedetemi perché da una parte sola, non lo so.
Al tempo delle invasioni barbariche le porte romane vanno in rovina, e intorno alla fine del 1200 ai resti della Porta Praetoria, dalla parte che guarda la collina, Guglielmo VII marchese di Monferrato fa' addossare una casa forte munita di torri e un cammino di ronda
che passa poi al suo vincitore Tommaso di Savoia. Più o meno un secolo dopo, Giacomo d'Acaja realizza un nuovo ampliamento e però sarà Lodovico d'Acaja a completare i lavori e dare a questa parte di castello l'aspetto di fortezza medievale che mostra oggi sul lato verso via Po.
Maria Cristina di Francia, la vedova di Vittorio Amedeo I detta Madama Reale, ci va ad abitare intorno alla metà del seicento, naturalmente realizza ulteriori abbellimenti e il palazzo diventa per tutti Palazzo Madama, ma sarà la seconda Madama Reale, Maria Giovanna Battista di Savoia-Nemours vedova di Carlo Emanuele II e madre di Vittorio Amedeo II, a far realizzare la splendida facciata verso Palazzo Reale, opera del genio di Filippo Juvarra. I lavori iniziano nel 1718 e si concludono nel giro di tre anni.
Il 29 marzo del 1720 gli operai iniziano a costruire lo scalone, a partire dal primo gradino della rampa di destra.
Marziano Bernardi, grande critico d'arte, scrive
le due possenti rampe dello scalone e l'immenso atrio sono il pieno trionfo
di una fantasia tanto fervida quanto misurata ed elegante......
Chi contempla lo scalone dal primo pianerottolo ...
ha una visione di magnificenza e di armonia, di solennità e di grazia,
di robustezza strutturale e di raffinatezza ornamentale quale è difficile
trovare in Italia in altra architettura del medesimo periodo.
Per due volte il palazzo rischia la demolizione: ed è Napoleone in persona a salvarlo in extremis la prima volta, respingendo la proposta del rivoluzionario generale Menou di raderlo al suolo. Nel 1831 quel pazzo scatenato di Alessandro Antonelli vagheggia (pure lui) di buttare tutto giù e realizzare una grande piazza vuota, da contornare poi di edifici neoclassici. Per fortuna nessuno gli dà retta.
Parecchie sono le vicissitudini che il povero palazzo ha dovuto attraversare dopo la morte di Madama Giovanna Battista: alla fine del settecento diventa sede del governo provvisorio francese e in seguito della corte d'appello napoleonica. Dopo la Restaurazione sul suo tetto viene impiantato l'Osservatorio Astronomico che resta in piedi fino al 1912.
Ospita la Pinacoteca della Galleria Sabauda fino al 1865, è sede del primo Senato Subalpino (ricostruito purtroppo solo temporaneamente, ed è un vero peccato, in occasione della mostra per i 150 anni dell'Unità d'Italia),
poi fino al 1923 sede della Corte di Cassazione. Il 29 marzo 1849 Vittorio Emanuele nelle sue sale presta il giuramento allo Statuto, e al proposito si racconta che un rosone di stucco di qualche chilo si staccò dal soffitto sfiorando appena la manica del re. Vittorio si guardò la manica e imperturbabile disse al ministro Menabrea che gli stava vicino "Ch'ai fasa nen atensiùn, i na vedruma bin d'autre" Non ci faccia caso, ne vedremo ben delle altre.....
Oggi ospita il Museo Civico di Arte Antica
ed il suo fiore all'occhiello è il magnifico Ritratto Trivulzio di Antonello da Messina
5 commenti:
Se penso che sono passati 15 anni dall'ultima volta che sono stata a Torino.....chissà che non ci torni prima o poi....
Gracie: Meglio prima :-)
Io, invece, sono stata a Torino l'ultima volta cinque anni fa. Mi sa che sia l'ora di ritornarci :-)
Infatti Grazia, da quanto tempo te lo dico? :-)
E io sto sui dieci anni, purtroppo!
Ma sono un pochino orgogliosa anch'io, perche chiamano la mia cittadina "la piccola Torino", proprio per la struttura del castrum romano, con decumano e cardo, tutto ben squadrato, e suddiviso!da ben 800 anni...
Grazie per queste impeccabili foto...come sempre!
Ciauuuuuuuuuu!!!
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