mercoledì 5 dicembre 2012

Il Museo dell'Automobile di Torino si è rifatto il look

Che cosa non può assolutissimamente mancare nella Città dell'auto? Un  Museo dell'Automobile , naturalmente
























Quello di Torino nasce nel 1932 ed  è   tra i più antichi Musei dell’Automobile del mondo. Lo aveva ideato e fortissimamente voluto  Carlo Biscaretti di Ruffia, un aristocratico torinese figlio di uno dei fondatori della Fiat,  che  si era battuto  per tutta la vita per arrivare alla sua realizzazione, radunare la collezione iniziale, e dargli infine una sede degna. Ne  era stato  anche il primo Presidente e nel 1959, anno della sua morte, il Museo dell'Automobile  viene intitolato a suo nome. La  nuova sede si inaugura  l'anno dopo,  il 3 novembre 1960.


Ho letto da qualche parte che è l’unico Museo Nazionale del genere in Italia, e probabilmente è verissimo, quello che è certo comunque è che  dispone di  una delle collezioni di auto più rare in assoluto: circa duecento  automobili originali dalla metà dell’800 ai giorni nostri, di oltre ottanta marche diverse provenienti un po' da tutto il mondo.
La sede del 1960,  progettata dall’architetto Amedeo Albertini in una zona molto suggestiva di Torino sulla sponda sinistra del Po a poca distanza dal Lingotto è  uno dei pochi edifici costruiti appositamente per ospitare una collezione già esistente e costituisce  ancora oggi un pregevole  esempio della  architettura di quegli anni. 















Quello che invece era diventato decisamente obsoleto era l'allestimento: una interminabile sfilza di  auto   in fila, attraenti come un garage di  condominio, bisognava proprio avere la fissa  dell'automobile per aver voglia di sciropparsele in quella maniera. Nell’estate del 2005 finalmente,  il concorso internazionale per il rinnovo del Museo,  a cui   avevano partecipato  una cinquantina di studi di architettura, arriva al traguardo con la vittoria di Cino Zucchi.



Il progetto
che risponde alle richieste del bando con un approccio unitario capace di riorganizzare l’edificio esistente e di creare nuovi spazi di relazione con la città, articola il rapporto tra la percezione veloce da corso Unità d’Italia e la definizione di un ambito pedonale più raccolto in corrispondenza del suo innesto su via Richelmy. 
detto con parole mie:  il corso Unità d'Italia è diventata una via di scorrimento veloce ultra trafficata da cui i pedoni più stanno lontani e meglio è, perciò   Zucchi, per non incrementare oltre misura il lavoro del vicino CTO, individua un nuovo percorso che  snodandosi   lungo una molto più tranquilla strada laterale, 





consente di varcare la soglia dell'ingresso principale mantenendo nel contempo intatta la propria  integrità fisica 


In sintonia con molti esempi europei contemporanei, le funzioni propriamente espositive saranno integrate da una serie di attività complementari che faranno vivere il Museo dell’Automobile a tutte le ore del giorno e della sera; diventando un elemento trainante del rinnovo urbano del quadrante sud della città, 
cioè, sempre detto con parole mie:  oltre ai locali  dedicati alla esposizione degli oggetti in mostra, l'architetto realizza una serie di nuovi spazi accessori destinati a nuove iniziative e a tutte quelle  attività che sono oramai  indispensabili perchè un museo non sia  soltanto  un magazzino ammuffito. Tutto questo, nel rispetto della preesistente architettura di Albertini.


Gli allestimenti interni sono stati affidati allo  scenografo franco-svizzero Francois Confino, già artefice alla Mole Antonelliana   dell'allestimento del  Museo del Cinema, che adotta come filo conduttore del suo intervento
 l’auto osservata come creazione del genio e dell’immaginazione umana




Il  nuovo Museo  racconta la storia dell’automobile, la sua trasformazione da mezzo di trasporto a oggetto di culto, e attraverso l’evoluzione dell’auto  osserva  i passaggi epocali della società  cercando di ricreare   l'atmosfera più adatta per evocare il  periodo storico in cui  inquadrare le vetture, partendo dal primo pionieristico prototipo, poco più di una macchinina a pedali,  


passando per le  vetture da corsa più  blasonate

al garage (con tanto di officina attrezzata) dei primi 900
Le istanze futuriste del primo decennio del novecento sono  sottolineate da una copia del famoso bronzo di Boccioni,   il cui originale avevamo scoperto  con una certa sorpresa  al MoMa  

Su una   splendida Isotta Fraschini 



è appuntata la patente conseguita nel 1913 dalla signorina Francesca Mancuso di Caronia


mentre sulle pareti campeggiano i volti delle divine del cinema






Alla Ford degli anni della grande depressione fanno da sfondo i poveri in coda per il pane della conosciutissima foto di  Margaret Bourke White 


e tra una  Trabant e l'altra sacchi di sabbia e   garitte come se il muro di Berlino fosse dietro l'angolo,  e uno schermo su cui scorrono uno dopo l'altro i   film di spionaggio degli anni cinquanta. E' tutta una oleografia abbastanza prevedibile ma  d'altra parte il museo non pretende di essere niente altro che un  divertissement adatto a tutti, mica un  trattato di storia 





Però la Topolino color sabbia e i parafanghi neri è tale e quale la nostra (almeno prima che mio padre decidesse di verniciarla col pennello) 

e la Bianchina cabrio è identica a quella che guidava Audery Hepburn



un attimo prima di far capitolare Peter O'Toole




Le sedie con soprastante casco da pettinatrice sono in realtà delle postazioni video, 




e ai bambini piace da morire il giro di giostra attraverso una catena di montaggio che sembra quasi vera

e che si conclude davanti alla macchinetta fatta di migliaia di piccole micromacchinine, come  mattoncini Lego













12 commenti:

Grazia ha detto...

Bellissimo! Mi piacerebbe vederlo con te e sentirtelo raccontare "con parole tue"...

Carla ha detto...

L'unico altro museo del genere l'ho visto tanti anni fa a Lisbona, passeggiando tra i coches. Adesso sarebbe ora che visitassi anche quello italiano (con le tue dritte!)

Any ha detto...

Non sono mai stata a Torino, ma se mi capitasse di visitarla, sicuramente questo museo sarebbe una meta imperdibile. Piacerebbe sia a me che a mio marito.
Grazie per le foto e e per questo articolo!

Antonietta ha detto...

da non perdere la prossima volta che visiterò Torino la grande meraviglia x me!

dede leoncedis ha detto...

non posso che rispondere a tutte: vi aspetto a braccia aperte!

Gracie ha detto...

Mia figlia era a Torino il weekend scorso con un amica, io purtroppo non ho potuto essere della partita. E' tornata a visitare il Museo Egizio (la prima volta è stato in gita scolastica quando lei alle elementari, figurati, ma io lo ricordo bene)e poi la Mole e il Museo del Cinema, è tornata entusiasta della città.....

dede leoncedis ha detto...

Gracie dovrai tornare con tua figlia per colmare questa lacuna!

Nela San ha detto...

Ma questo museo ha un allestimento bellissimo! alla faccia di quello di Maranello tutto rattrappito e con la vergogna di avere tutti i gadgets dello store Made in Bulgaria e China. Mi vergognai abbastanza a farlo visitare ai miei clienti cinesi, la prossima volta li porterò qui. E poi, vuoi mettere? Qui non c'è l'acqua alta!

Fabipasticcio ha detto...

Un museo degno di tale nome (ricorda il museo della BMW visitato ben due volte) ...dobbiamo colmare la lacuna: Torino in the wish list ♥
Foto impeccabili come sempre.
Buon fine settimana ♥

dede leoncedis ha detto...

Nela San porta i tuoi cinesi, lo apprezzeranno sicuramente parecchio! E anche io (apprezzeròla visita tua, ai tuoi cinesi resto abbastanza indifferente)
Fabiana questo museo sembra tagliato su misura per Alessio

Mav ha detto...

Bellissimo, un'altro aspetto di Torino da ri-scoprire...

nucci massimo ha detto...

M'è sembrato di vedere una foto arrivata dritta dritta dal museo del 900 di Milano, sbaglio?
Complimenti, adesso leggo il resto anche se non tutto stasera.
Arrivederci signora.

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