Una trentina di anni dopo il Centre Pompidou e a venti, anno più anno meno, dall'inaugurazione del Musée d'Orsay, i parigini si sono regalati un altro museo imperdibile, il più importante spazio espositivo al mondo dedicato alle arti e alle civiltà primitive di Africa, Asia, Oceania e delle Americhe, il
Musée du Quai Branly
Progettato da una star dell'architettura mondiale del calibro di Jean Nouvel, che a Parigi aveva già firmato l'Istituto
del Mondo Arabo
e la Fondazione Cartier per l'Arte Contemporanea
Il Musée du Quai Branly deve il suo nome alla strada lungo la rive gauche su cui sorge, ad un passo dalla Tour Eiffel.
Riunisce le due importanti collezioni del Museo delle Arti d'Africa e Oceania e del Museo dell'Uomo a cui si sono aggiunte donazioni e acquisti fino a raggiungere la bellezza di circa 280.000 pezzi.
Nouvel non ha voluto un unico grande edificio ma ha progettato un organismo complesso
formato da quattro corpi separati in cui ha sistemato uffici, sale di lettura, biblioteca e laboratori di restauro, e li ha collegati con percorsi e passerelle.
Le sale espositive consistono in pratica una unica grande galleria a doppia altezza
sospesa sul giardino, sul cui prospetto a nord è stata incastrata una sequenza di parallelepipedi colorati che sembrano scatole, o meglio ancora cassetti, sfilati dal corpo principale. All'esterno movimentano la facciata, e all'interno creano tanti piccoli spazi che si insinuano nella sala principale rompendo la monotonia che potrebbe dare un unico grande stanzone.
Coma aveva già fatto alla Fondazione Cartier,
Nouvel tra la strada e l'edificio crea una sorta di area di decompressione, uno spazio verde protetto per tutta la sua lunghezza da una vetrata serigrafata che si snoda con andamento ondulato per ben duecento metri ed è a sua volta schermata da una cortina di piante ed alberi lussureggianti.
Il corpo destinato agli uffici è l'unico dei quattro che si affaccia direttamente sulla strada, e si presenta come un giardino verticale di 800 mq con 15.000 piante di 150 differenti specie provenienti da Giappone, Cina, Europa centrale e Stati Uniti. Artefice Patrick Blanc, botanico famoso per aver realizzato parecchi murs végétales.
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P.S. Bellissimo impatto ed effetto molto suggestivo, ma in fondo (molto molto in fondo) anche quest'altro muro vegetale fatto di edera e vite canadese non è poi malaccio........