Sul passaporto di mio padre avevano indicato tutto l'itinerario che avremmo dovuto seguire, tappa per tappa, avevano anche lasciato lo spazio per il timbro della polizia che ogni sera ci avrebbe controllati. Durata del visto: un mese dalla data della comunicazione. E noi abbiamo fatto la valigia di corsa e il giorno di san Giuseppe del 1963 siamo partiti per la Romania, per conoscere una nonna di cui avevamo solo sentito parlare e che mio padre non vedeva da quando aveva otto anni, trentadue anni prima
Veta aveva diciassette o diciotto anni, era arrivata da un piccolo paese vicino per stare a servizio da questa mia nonna sconosciuta, e per lasciare il letto a me si era sistemata un materasso per terra. Mi ero vergognata da morire ma non c'era stato niente da fare: Veta era una tzerana, una contadina, e gli tzerani dormono per terra. Punto. Per tacitare la coscienza avevo cercato di regalarle quasi tutto il mio bagaglio, compresa la camicetta a fiori, tale e quale quella di Jean Shrimpton, che mi erta costata non so più quante settimane di prèt (l'equivalente piemontese della paghetta). Lei però aveva accettato solo poche cianfrusaglie, e in cambio mi aveva regalato anche un piccolo profumino. L'ho conservato per anni e da qualche parte sono sicura di averlo ancora.
Nel 2008 sono tornata in Romania, ma di Veta avevo soltanto una lettera confusa e nessun indirizzo, la vecchia casa della nonna era stata demolita da tempo e nessuno si ricordava di quella ragazza che era stata a servizio. Ritrovarla sembrava una pia illusione. Invece, grazie al cugino Mihail dalla pazienza inesauribile, la trovammo.
Abitava a La Frumoasa, che in romeno significa La Graziosa, un paese che grazioso lo è davvero, nonostante la mancanza di fognature e di strade asfaltate
Però di lunedi e di martedi si balla in discoteca, la gente va in giro in calesse
e i cancelli e le recinzioni in legno intagliato sono dei veri capolavori.
Veta da anni si è ritirata in questa casettina tutta sua.
Per minuscola è minuscola e bisogna abbassare la testa per non toccare il soffitto, naturalmente non ci sono servizi igienici e priva com'è di coibentazioni e isolanti d'inverno si batteranno certamente le brocchette, però le tendine fatte all'uncinetto
e una enorme quantità di fiori in giardino me l'hanno fatta guardare con gli occhi di Veta, e anch'io ho visto una reggia.
9 commenti:
Molto, molto bello. Grazie per averci raccontato questo tuo ricordo.
Buon ptto marzo a Veta e a te che sai guardare con gli occhi di Veta, così semplicemente, da donna a donna, da persona a persona.
Grazie Dede!
Un omaggio più prezsioso non lo potevi fare, alla donna...Veta rappresenta una figura di donna, in quel mondo come lo descrivi, come l'essenza femminile, con tanto sacrificio,visto dai nostri occhi, ma tanto amore e poesia come non è frequente viverli qui da noi!!!
Un abbraccio a Veta!
Ciauuuuu!
Grazie, proprio un bel post.
Dede, grazie di questo tuo personale pensiero! e un bacio a te e sorella e figlie!
Buon otto marzo ad entrambe! Forse mi ripeto, ma sono le situazioni più semplice e più vere che ci arricchiscono, così, come questa.
Bye&besos, semplicemente!
Che bella storia, Dede.
E che pensiero generoso, il tuo, di andare a trovare questa donna cui ti legavano ricordi affettuosi ma lontani.
Mi sono un po' commossa guardando le foto di questa casetta linda e spartana e il tuo sorriso.
Saluti affettuosi
Una vita di stenti, immagino, ma com'è sereno il suo sorriso....
Arrivo in ritardo estremo, ma ti dico che questa storia me la sono letta a caldissimo una volta, tutta d'un fiato e poi sono venuta a rileggermela diverse volte...è di uno splendore commovente. Attraverso le immagini hai raccontato tutto il tra le righe e mi sono commossa, lo sai che piagnona sono...♥
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