domenica 26 settembre 2010

Centodieci e lode


E' un momento difficile, l'ho già detto, ma ieri le preoccupazioni e i pensieri sono stati momentaneamente archiviati per un appuntamento imperdibile: la laurea di Alessandro, mio nipote.


Lo scalone era già carico di laureandi accompagnati da stuoli di amici e parenti, e così, un po'  per stemperare la tensione crescente del nostro candidato  e un po' per un imprevisto attacco di  nostalgia, ho sfoderato il cicerone che sonnecchia  in me e allontanato  il parentado alla volta di un giro turistico-sentimentale sulle orme di ricordi vecchi come il cucco ( ai miei tempi il bar era qui, da quella parte c'era l'aula di disegno del primo anno, quella manica di aule  non esisteva ancora, lì nel cortile  c'era la fontana dove d'estate si  andava tutti a  mettere i piedi a bagno)


Nel frattempo i candidati, come tanti attori in attesa di  provino, continuavano a ripassare  il copione e sfogliavano per l'ennesima volta le tavole dei loro  progetti. Trovandoci  un errore. E vedendosi, magari per  un  trascurabilissimo errore di battitura che nessuno noterà mai, cacciati dalla commissione con ignominia e additati al pubblico ludibrio.  E' inevitabile.








Dopo la proclamazione dei laureati del trienno, interminabilmente lunga per chi aspettava, finalmente è arrivato il nostro turno. 






Com'era prevedibile, la commissione non ha cacciato nessun candidato per colpa di un  errore di battitura, non ha additato alcuno al  pubblico ludibrio e non ha inflitto alcuna sadica umiliazione. 


E quando  i nostri eroi sono stati proclamati Dottore Magistrale in Architettura con centodieci,  lode e pubblicazione della tesi  su internet


la zia ha offerto di sé uno spettacolo indecoroso mettendosi a piangere come un vitello







  



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