Si dice che Lisbona, bellissima città dal fascino dolente costruita accanto al porto naturale che il Tejo, in italiano Tago, forma all'incontro con l’Atlantico, poggi su sette colline come Roma. E' una bugia grossa come una casa: Lisbona è arrampicata su m-i-l-i-o-n-i di colline, una più ripida dell'altra, e scalarle (non parlo in senso metaforico) a piedi sotto un sole cocente e una temperatura a dir poco sahariana può rivelarsi una fatica insostenibile, anche quando spira un piacevole venticello. Cioè quasi sempre, dato che ci troviamo praticamente in braccio all'oceano.
Per fortuna i lisbonesi sono gente saggia, e hanno collocato nei punti strategici un discreto numero di funicolari
ed elevadores
per superare i dislivelli più imponenti, e si sono anche dotati di snelli tram gialli
sui quali è divertente e rinfrancante scorrazzare su e giù per stradine così strette ma così strette, che le case sono letteralmente a portata di mano.
Ma nonostante fatica e caldo, girare a piedi per qualsiasi città rimane secondo me uno degli sport maggiormente gratificanti, e se già è magnifico dappertutto andarsene a spasso centellinando ogni singolo palazzo, ogni chiesa, ogni monumento, Lisbona riesce a sorprendere una volta di più grazie ai suoi incredibili marciapiedi, che qui chiamano calçada.
Piccoli sampietrini lustri e levigati bianchi e neri, i colori della città, formano fantasiose decorazioni una diversa dall'altra. Il continuo passeggio li ha resi lisci e lucidi, fin troppo lisci e lucidi, e non deve essere semplice affrontarli quando piove, ma sono veramente bellissimi e rendono il panorama urbano unico. Ma, pensandoci bene, il problema non sussiste: questi marciapiedi si trovano lì da talmente tanti anni che oramai i Lisbonesi saranno sicuramente tutti allenati alla perfezione e a prova di scivolone.