
Sabato mattina ero in macchina e ascoltavo la radio. Un tale, avvocato poco più che trentenne,  raccontava di aver piantato baracca e burattini a Milano per rincorrere,  tra Phoenix e Flagstaff in Arizona,  l'utopia  di un architetto di  quasi novant'anni.
Era un bel po' che non ne sentivo parlare,  eppure di Paolo Soleri nei nostri anni giovanili eravamo stati tutti un po' infatuati.
Architetto torinese, Soleri alla fine degli anni quaranta si  tasferisce negli Usa per lavorare a Taliesin West con  Frank Lloyd Wright. Non va d'accordo col maestro, e dopo un paio d'anni molla  tutto  e torna in Italia.
Progetta e costruisce una fabbrica di ceramiche che ancora funziona  e che gli servirà per approfondire la tecnica della ceramica, ma l'esperienza non è felice e a metà degli anni cinquanta torna definitivamente negli Stati Uniti.   Inventa l'
arcologia, disciplina un po' visionaria che si propone  di fondere architettura ed ecologia, e intorno ai primi anni  sessanta costruisce Cosanti, una specie di scuola- cantiere. Di lì a poco approderà alla realizzazione del suo capolavoro,    
Arcosanti  , un  microcosmo a metà tra il villaggio e la comune che sarà  il suo  vero e proprio Laboratorio Urbano,  il  posto in cui sperimenterà  e cercherà di mettere  in pratica un  modo di vivere in sintonia con l'ambiente e  rispettoso della natura,  in cui l'attenzione verso  risparmio energetico e  ottimizzazione del tempo possano  garantire   una migliore  qualità della vita, e non soltanto dal punto di vista architettonico.
Naturalmente per mettere in piedi e mantenere in vita un sogno del genere non bastano le buone intenzioni,  ci vogliono  anche molti soldi,  e per procurarli  Soleri impianta ad Arcosanti  una fabbrica di campane che  produce esemplari  in ceramica ed in bronzo. Pare riscuotano un discreto successo, visto che sono ancora oggi la fonte principale di finanziamento di tutta la struttura.

Noi siamo passati per  Arcosanti alla fine degli anni ottanta,  ma soltanto come turisti.
A ricordo di quella visita ci sono rimaste   due diapositive:  seguendo il racconto delle guide ci eravamo  dimenticati di fotografare.
Sabato sull'onda della riscoperta, le ho tirate fuori dal cassetto e passandole allo scanner mi dicevo che probabilmente  oggi  sarà talmente cambiata da essere irriconoscibile.
E chi lo sa, forse invece no.
 
8 commenti:
se a 90 anni si ha voglia di cambiare, allora ho speranza anch'io!
Ma quante cose interessanti si imparano qui da te!!!
molto interessante!
il progetto l'idea il sogno e il riuscire a realizzarli,
ho grande ammirazione per quegli esseri umani che perseguono il loro sogno, ne parlano ma agiscono di conseguenza! non è da tutti
Lydia mi ha anticipato.
Avrei scritto le stesse identiche parole.
Che responsabilità! e adesso chi ha il coraggio di scrivere ancora.
siete troppo buone, grazie
ma si ma si, mi sento già a casa nel tuo blog, chissà se riuscirò a far qualcosa stamani o rimarrò qui inchiodata ai tuoi post ^_^
Non conoscevo questo architetto, incredibile, però quello che ha fatto.
Nela San, in effetti sono passati talmente tanti anni da quando Soleri è andato via dall'Italia che è comprensibile che di lui si parlasse poco fuori dalla cerchia degli addetti ai lavori. Ma nonostante fosse lontano da almeno mezzo secolo, è sempre rimasto iscritto all'Albo degli architetti di Torino.
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