mercoledì 8 ottobre 2008

C'è Apollo e Apollo. E Apollo

Di Apollo non ce n'è uno mica solo, eh no. C'è il dio Apollo, certamente, ed è il primo Apollo che viene in mente. Ma c'è anche il mitico teatro Apollo, ad Harlem (La foto l'ho dovuta prendere da qui perchè quando ci sono andata in pellegrinaggio la facciata era in ristrutturazione, mannaggia) E poi, last but not least, c'è l'Apollo inteso come programma spaziale. E a questo proposito forse non tutti sanno che un pezzo di questo programma spaziale ha qualcosa a che vedere con Sighisoara, in Romania. Passeggiando per i vicoli della città non è che venga proprio spontaneo pensare alle astronavi anzi, direi che l'esplorazione dello spazio sembra un argomento abbastanza lontano da queste colorate casette medievali. E invece. E invece a Sighisoara visse per un breve periodo Hermann Oberth, uno dei padri riconosciuti dell'astronautica e della missilistica. Amatissimo come se a Sighisoara avessa trascorso tutta la vita e non soltanto pochi anni quando era bambino, a lui è stata intitolata una piazza, e al Museo di Storia c'è una stanza a lui dedicata. Appassionato lettore di Jules Verne, pare abbia cominciato a disegnare razzi fin da ragazzino e che abbia continuato anche durante gli studi a Monaco di Baviera, dove arrivò a progettare i primi viaggi nello spazio. Naturalmente non è che la comunità scientifica lo abbia subito apprezzato, anzi le sue teorie furono guardate con una certa sufficienza, forse anche in considerazione del fatto che alla fine degli anni venti i suoi disegni di astronavi erano capitati in mano a Fritz Lang, che li aveva usati per il set di un film di fantascienza. Venne invece preso molto sul serio quando l'esercito tedesco iniziò un programma di ricerca missilistica. Oberth cominciò a lavorarci e durante la seconda guerra mondiale arrivò ad essere uno dei padri del famoso e famigerato missile V2 , per poi continuare la carriera di ricercatore negli Stati Uniti. Morì nel 1989.

3 commenti:

a.o. ha detto...

L'apollo theater: il tempio, la culla, il mito.
Ahh se le sue tavole e i suoi camerini potessero parlare quante b proferirebbero: blues, boppers, billie, bird, basie, blakey...bbbbbb
ciao dede
anzi ciao bbbaby
a.o.

dede leoncedis ha detto...

Ma di quell'Apollo riparleremo ancora, bbbbaby

Anonimo ha detto...

belle immagini Dede!
Che bei ricordi della nostra gita a N.Y. troppo breve!
Harlem é bellissima!

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