Bukhara, la città più sacra dell'Asia centrale, ma anche la città dei tappeti.
Restaurato con grande dovizia di mezzi, il suo centro non deve essere cambiato granchè negli ultimi duecento anni, e sembra che i suoi abitanti continuino a vivere secondo abitudini e tempi del passato.
Veniva approvvigionata attraverso una rete di canali che portavano acqua a circa duecento grandi vasche di pietra.
Non si trattava esattamente di acqua corrente, e le pestilenze erano una seccatura piuttosto comune, a tal punto che la vita media degli abitanti arrivava si e no a trentadue anni. i sovietici portarono una certa modernizzazione, e come prima cosa prosciugarono le vasche.
oggi ne restano solo alcune, ma la loro acqua per fortuna non viene più consumata per usi alimentari.
La piazza Lyabi-Hauz è stata costruita intorno ad una vasca del 1620, in tagiko il suo nome significa proprio "intorno alla vasca" ed è tutta circondata da gelsi antichi quanto lei. Un paio di locali eleganti offrono tavolini
e quei grandi sedili in legno che sono una via di mezzo tra una panca e un divano e che si vedono un po' dappertutto nei cortili delle madrase. Mamme che spingono i passeggini,
famiglie con ragazzini che mangiano ilgelato, si incontrano perfino ragazzine giovani giovani con i jeans e la magliettina corta.
I bazar sono ovviamente zeppi di paccottiglia, ma anche di bellissime sciarpe di seta e scialli di cachemire,
e tappeti, tantissimi tappeti.
Alcuni sono orrendi, fatti in serie e per la verità molto economici, ma ce ne sono di splendidissimissimi, di quell'ineguagliabile rosso Bukhara davanti al quale si può davvero lasciare il cuore.
1 commento:
E' tutto un incanto....
Grazie.
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