martedì 23 ottobre 2007

Capo Nord











Capo Nord 1970, la canadese e la cinquecento. Questo fu il nostro primo vero viaggio.
non era l’AVVENTURA, questo no, ma non era nemmeno una cosa da tutti i giorni. Ci voleva un po’ di programmazione. ad esempio, sapendo che gli ultimi seicento chilometri erano su sterrato, ci eravamo procurati una seconda ruota di scorta, una congrua serie di pezzi di ricambio consigliati dal meccanico di fiducia, cacciavite e attrezzi vari. Avevamo previsto tutto. Tranne l’unico guaio che poi si verificò sul serio: la rottura di un cuscinetto. A Karigasniemi, un villaggio minuscolissimo della Finlandia, trecento chilometri sopra il circolo polare. Io, decisa ad arrivare alla meta a costo di andarci a piedi, convinsi Franco che avremmo trovato una soluzione. In paese c’era un tale che fungeva da meccanico e guidava l'ambulanza, andammo da lui. Non parlava altro che il finlandese, anzi, probabilmente un dialetto finlandese, non aveva mai visto una 500, ma ci fece capire a gesti che avrebbe prenotato per telefono il pezzo di ricambio, e ci offrì il suo prato per piantare la tenda.
Franco stette tutta la notte a macerarsi pensando che non sarebbe mai arrivato nessun cuscinetto e probabilmente si vedeva ostaggio per sempre delle steppe lapponi, invece io ero arcisicura che tutto si sarebbe risolto benissimo e avremmo raggiunto capo nord senza intoppi. Infatti la sera dopo con la corriera arriva il pezzo, e Seilonen, l’autista meccanico factotum ci fa capire che ce lo monterà, ma prima bisogna fare il fieno per le renne. Sta arrivando l'inverno e non bisogna perdere tempo, così ci offre due forconi e ci avviamo tutti quanti a lavorare. durante la notte, luminosissima, io preparo innumerevoli caffè per tutti, fino a che le scorte sono finite. nel frattempo facciamo conversazione. Giuro, facciamo veramente conversazione: lui riesce a spiegarci, in finlandese, che è originario della Lituania e ci chiarisce che cosa sono le frotte di animaletti che da giorni vediamo attraversarci la strada: sono i lemmig che attraversano tutta la Russia e vanno a suicidarsi nel mare del nord, come fanno d’abitudine ogni tot anni. Noi gli facciamo vedere, cartina alla mano, in che parte dell'Italia abitiamo, e all'alba, finito di raccogliere e accatastare il fieno, lui va alla macchina e ce la aggiusta in un'ora. gli lasciamo in regalo la moka, lui contraccambia con una guida della Lapponia, e ci salutiamo.




nel 1987 siamo tornati a Capo Nord con le figlie, mia madre e altri tre amici. Siamo andati a cercare Seilonen, senza crederci troppo a dire la verità. Invece lo abbiamo trovato. Era rimasto quasi uguale, piccolo asciutto e con pochi capelli, soltanto un po’ più rugoso. Tentavamo di farci capire ma lui proprio non aveva idea di chi fossimo, allora abbiamo preso un foglio, abbiamo disegnato un calendario con la data 1970 e una macchina. abbiamo indicato con una freccia la ruota che ci aveva riparato. Gli si accese in faccia una lampadina. Si ricordò. Ci abbracciammo.

6 commenti:

artemisia comina ha detto...

anch'io, anch'io le ho viste quelle renne lì in mezzo alla strada, unici viventi visibili e di una certa stazza per molti chilometri.

Anonimo ha detto...

ma che bello!!!
Sono in ufficio, e i 'ragazzi' mi guardano e non capiscono cosa sono questi occhi lucidi... 'Fa tanto male?' mi ha appena chiesto uno pensando fosse per via della caviglia. Grazie, certe volte ci vuole un'immagine di un'amica per tornare a sorridere.

Anonimo ha detto...

Capo Nord 1984, roulotte lasciata in campeggio nell'ultima cittadina prima
dell'imbarco per l'sola di Magheroia
(ho scritto come la pronuncio)poi traghetto con la Fiat 124 (mi pare)
marito, figlio di 16 anni (oggi 41)amica di famiglia allora diciannovenne.
Ricordi che affiorano leggendo il viaggio sul tuo blog..
Ho la fobia dell'aereo, non affronterei mai un viaggio fino in America. Anche mio figlio ha lavorato parecchi anni negli States, (in questo momento è nel
Utah)ma non sono mai andata a trovarlo, troppe ore di volo.
Abito in Val di Lanzo, e ho lavorato in D.Didattica a Druento, Givoletto all'epoca era un plesso
di tale Direzione.
Saluti Flavia (giorgina)

Grazia ha detto...

Vado a giro nel tuo blog e scopro ora questo post.Io a Capo Nord ci sono arrivata con la nave postale al solstizio d'estate di tre anni fa.Navigavamo con il sole di notte in un mare bianco come il latte.Indimenticabile. Però avventure e incontri come i tuoi non li abbiamo avuti.La prossima volta ci torniamo in auto.

dede leoncedis ha detto...

Grazia muoversi con l'auto per me mantiene sempre un fascino che supera di gran lunga qualsiasi altro tipo di viaggio. Certo che Capo Nord è diventato tutt'altra cosa rispetto a quello che ci apparve quaranta e più anni fa, quando era solo una landa desolata, con una freccia ad indicare il Nord e un bar piccolissimo per i pochi turisti. diciassette anni dopo la landa era diventata un enorme parcheggio di bus

Mav ha detto...

Questo post mi ha commosso profondamente. Grazie.

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