Fino agli anni novanta il pezzo di terra che stava subito dietro la New York Public Library era soltanto una distesa di erbacce completamente in rovina, oggi è un verdissimo parco pubblico in mezzo ai grattacieli, in cui ci si può riposare, passeggiare, leggere, pranzare e perfino lavorare.
Sedie abbastanza comode, tavolini, e naturalmente connessione wireless rendono il Bryant Park un ottimo ufficio open air, a patto di proteggere portatile e taccuino dalle cacche degli uccelli, naturalmente.
Ma non deve trattarsi di un ostacolo insormontabile, visto che nella bella stagione una quantità incredibile di persone decide di lavorare all'aria aperta.
Sarà che per tanti anni il mio lavoro si è svolto intorno ad un tecnigrafo, oggetto che nonostante tutta la buona volontà di questo mondo ritengo complicato portarsi appresso dentro ad un parco, ma il vedere che questi niuiorchesi qui lavorano per davvero nè più e nè meno che tra le pareti di un ufficio, mi ha abbastanza sorpresa.
Mi è tornata in mente mia nonna che diceva sempre paese che vai usanza che trovi. Sante parole.
C'è un ristorante che dal di fuori mi è sembrato piuttosto interessante (solo dal di fuori, sì: mica posso provarli tutti), ma molti impiegati arrivano dagli uffici della zona nella pausa pranzo già attrezzati di hot dog e lattina.
Al di là della strada, poco oltre il parco, c'è un grattacielo di granito nero con lugubri decorazioni dorate che lo fanno somigliare ad un enorme cenotafio : è il Bryant Park Hotel, riconvertito in lussuoso albergo, ma in origine progettato da Raymond Hood per la American Radiator Company nel 1924.
Mi si dice che all'interno il dipinto di Georgia O'Keefe Radiator Building - Night, New York, cattura per la sua malinconica bellezza.
Può essere, anzi sarà sicuramente così: a me non è stato permesso entrare per accertarmene.
Dimenticavo: verso il fondo del parco a godersi il fresco sotto gli alberi c'è anche la statua di Gertrude Stein
che fa' pensare più ad una scialba massaia che non ad una brillante intellettuale.
Che delusione se penso a quanto l'ho ammirata quando ero giovane.
3 commenti:
A me piacerebbe un bel parco fornito di collegamento wireless dove lavorare, lo trovo molto piacevole. Per quanto riguarda la statua lo scultore forse avrebbe potuto pensarci di più prima di farla sembrare una specie di budda, in effetti non sembra molto "brillante" in quella posa, quasi quasi sembra seduta sulla tazza. Baci
Oibò. A me piace questa Gertrude con tutte la sue tondeggianti esuberanze, paciosamente offerte.
E poi ha perfino lo chignon come la mia nonna e le somiglia pure, anche per le poppe.
Ma, di grazia, che fisico dovrebbe sfoggiare un intellettuale per essere in sintonia con il suo essere intellettuale? -:)
Non sono state le rotondità a spiazzarmi, ma l'aspetto pacioso che mi è sembrato poco compatibile con l'immagine che mi ero fatta di lei.
Qui sembra una donnetta dolce e mite. Dolce e mite Gertrude Stein? Non mi quadra.
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