venerdì 16 agosto 2013

Dove si parla di ballerine, di sete turbinanti e di cariatidi parigine

Quasi certamente girovagando per YouTube vi sarete imbattuti anche voi in qualcuno di  questi vetusti  filmati in cui una danzatrice dalle doti tecniche non  eccelse si dà un gran daffare  ad agitare   le braccia come fossero   pale di un mulino a vento per far vorticare, suggestivamente  devo ammettere, i  fluidi e cangianti pepli  di cui è drappeggiata. La sua grande abilità nell'usare abiti lunghi anche parecchie decine di metri, che lei faceva turbinare impugnando un paio di invisibili bacchette,  luci che cambiavano continuamente colore e  una gran quantità di specchi che ne moltiplicavano  i movimenti,  creava una sorta di effetto ipnotico che mandava in visibilio il pubblico,  che  della modestia delle sue reali prestazioni danzerecce si faceva  un emerito baffo.
Mary Louise Fuller, detta Loie,  americana dell'Illinois nata nel 1862, non era nemmeno quella  gran  bellezza. Eppure, anche se, a parte gli addetti ai lavori,  oggi quasi nessuno se la ricorda più, a cavallo tra otto e novecento fu  la beniamina incontrastata di tutti i poeti scrittori  pittori e ogni altro genere di intellettuale in circolazione a  Parigi.  






Amica di Rodin e di Hector Guimard, immortalata da  Touluse Lautrec  e dai fratelli Lumiere,   Stéphane Mallarmé la definì nientepopodimenoche la forma teatrale di poesia per eccellenza.

Tra tutti i tributi di cui la Fuller fu fatta  oggetto ai tempi del suo sfavillante successo, il più originale resta l'omaggio resole dallo scultore Pierre Roche che nell'edificio di rue Reaumur 39,



proprio davanti al
Musée des Arts et Métiers, l'ha fatta diventare una doppia  cariatide che, mano sotto il mento e sorriso a metà tra il  divertito e il  beffardo, sorregge con nonchalanche un balcone mentre guarda la gente scapicollarsi qualche piano sotto ai suoi piedi. Forse se la ride ancora al pensiero di  quanto le è stato facile imbambolare e mandare in estasi una intera generazione facendo leva solo su qualche metro di stoffa un po' di  specchi e qualche lampadina colorata












9 commenti:

Antonietta ha detto...

un abbinamento eccellente, diva-cariatide sorridente! A paris! voilà!

Grazia ha detto...

Una storia straordinaria e sempre valida: è facile abbindolare il pubblico. Meno facile, lo ammetto, mutarsi in cariatide e guardare dall'alto in basso i parigini!

ivana ha detto...

Wow!!!
Un delizioso racconto, poi concluso con la tua specialità, che l'architettura... non ricordavo questo personaggio, il video mi ha fatto riflettere, come gli uomini, anche quelli intellettuali, siano degli eterni succubi della malia femminile..come una piroetta graziosa, quasi di ragazzina che si ubriaca a vorticare su se stessa, vogliosa, libera, o meglio libertina, possa ottundere le capacità mentali, influenzare la moda, corrompere il senso dell'estetica!

Grazie, Dede...sempre delle chicche di grande ironia e ...scuola!!
!

Nela San ha detto...

La/le invidio: nonostante tutto quel peso alla testa, riuscire comunque ad avere quel l'espressione fra il divertito e l'ironico.

Anonimo ha detto...

Tornata dalla ferie, passata la fase tormentata in ufficio, finalmente torno alle care vecchie abitudini, e tra queste c'è anche la lettura del tuo blog....interessante come sempre. Io sto aggiornando ilo mio con gli ultimi appunti di viaggio, ma mi sono scoperta un pò brigosetta ultimamente....

MJ FALCÃO ha detto...

Che belle cariatide con un sorriso meraviglioso!

Nishanga ha detto...

delicius ministory! ciao

dede leoncedis ha detto...

ragazze mie, forse avremmo dovuto anche noi saper vedere in tempo le potenzialità di un voile frusciante. Non so come siate messe voi, ma per me è scaduto il tempo. Pazienza

Anonimo ha detto...

Da mo' anche per me...sempre che ci sia stato un tempo simile!

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