E' per questo che ripesco ancora una volta un mio vecchio post, e la citazione di un articolo non mio, che condivido in tutto e per tutto ma di cui purtroppo non ricordo l'autore
.........“Passante, attiva un po’ l’intelligenza, attraversa la piazza, e se possibile anche il resto del mondo, con un po’ di attenzione” altrimenti il rischio è di finire come i tedeschi di quel lontano maggio, che lasciarono un po’ fare, un po’ correre, si finsero distratti, guardarono dall’altra parte (se proprio non erano in piazza a festeggiare il rogo con il braccio destro alzato).
Come racconta bene questo piccolo saggio online che a tutti consiglio…. …si celebrò quel giorno non tanto il trionfo dell’ignoranza che sconfiggeva l’intelligenza, quanto la vittoria di un’intelligenza perversa che sopraffaceva la libertà e la storia e cercava di riscrivere con lettere di fuoco il senso dell’una e dell’altra. I “buoni padri-padroni”, i gerarchi del partito, si proponevano di riplasmare le coscienze dei loro cittadini-sudditi, lavandole con l’eccitazione di un rituale collettivo di rinascita e preparandole a una ferrea riprogrammazione: una coscienza servile di massa. Che avrebbe seguito fedelmente il partito, finanche nel fuoco, come poi di fatti è successo" .....
Voluta da Federico il Grande e progettata dal suo grande amico architetto Georg Wenzeslaus von Knobelsdorff, Bebelplatz era stata concepita come Forum Fredericianum e secondo la visionaria ambizione del sovrano doveva costituire il nucleo centrale della futura Atene sulla Sprea. Con la sistemazione della zona intorno a Unter Den Linden Federico intendeva prima di tutto celebrare la propria grandezza, ma anche costruire un grande spazio monumentale a somiglianza delle piazze della Roma classica. L'obiettivo non fu mai completamente raggiunto, anche se va detto che ai berlinesi questi palazzi piacquero fin da subito.
Oggi la piazza non meriterebbe nessuna particolare attenzione se non fosse stata teatro di una delle pagine più buie della storia: il rogo dei libri avvenuto la notte del 10 maggio 1933 su ordine di Joseph Goebbels, famigerato gerarca nazista la cui carriera in una folle escalation passò via via attraverso le tappe di ministro della propaganda del terzo Reich, ministro plenipotenziario della guerra, generale della Wehrmacht e infine, dopo il suicidio di Hitler, anche cancelliere del Reich. Perfino Hitler lo chiamava Herr Docktor dato che era laureato in filosofia e letteratura, evidente vistosa eccezione alla regola secondo cui la cultura apre le menti. Grazie al pieno controllo su tutta l'informazione Goebbels applicò la morale nazista non solo alla stampa ma anche a cinema teatro radio e sport e le sue operazioni di arianizzazione contro l'arte degenerata e la scienza ebraica massonica e bolscevica costrinsero all'esilio o portarono alla morte le menti migliori della Germania.
Qui dunque vennero dati alle fiamme migliaia e migliaia di libri, e vengono i brividi al pensiero di ciò che molti anni prima aveva scritto Heinrich Heine: Coloro che iniziano bruciando i libri finiranno per bruciar persone.
A ricordo dell'episodio nel mezzo della piazza è stata realizzata La Biblioteca Vuota. E' un monumento di Micha Ullmann molto particolare, una semplice stanza interrata con le pareti ricoperte di scaffali bianchi completamente vuoti. La si può vedere soltanto attraverso una lastra di vetro che la sera manda bagliori di luce gelida davanti ai quali non si può passare avanti come se niente fosse. Ci si ferma per forza. E si riflette.
6 commenti:
Fa venire davvero la pelle d'oca. E' fondamentale non dimenticare mai quello che è stato.
Sembra banale, ma è stata davvero un emozione fermarsi lì....
Mi stupisco sempre di più di come la Germania ricordi il male del proprio passato e come l'Italia lo abbia dimenticato.In piazza Venezua a Roma non si bruciarono libri però si bruciarono vite e cervelli e cuori. Come mai nessun monumento o nessuna lapide ricorda l'avanzare della marea fascista?
Penso che il male del nostro presente derivi sempre di più dalla nostra" smemoratezza" collettiva, dalla rimozione e dalla censura sul nostro passato. Così le ferite aperte non si sono mai cauterizzate e marciscono tuttora.
Diventa sempre più triste pensarci perchè i tempi fanno riaffiorare le cose che hanno portato ai vecchi roghi
Il monumento dei libri era una struttura temporanea posta lì nel 2006 nell'ambito di un evento chiamato "Deutschland, Land des Ideen".
Altro quel che rimane, gli scaffali vuoti e quella luce ad illuminarli.
Luce che dovrebbe servire ad "illuminare" anche noi.
La libreria vuota è' uno dei monumenti più efficaci che io abbia mai visto.
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