domenica 27 gennaio 2013
sabato 26 gennaio 2013
Liceo Massimo d'Azeglio
Per il Giorno della Memoria quest'anno la RAI trasmetterà uno speciale radio3 da una scuola di Torino: il Liceo Massimo d'Azeglio
In via Parini angolo via san Quintino, a due passi dalla stazione di Porta Nuova, è considerato (anche da wikipedia) uno dei migliori di Torino e dei più prestigiosi d'Italia.
Di allievi famosi ne ha avuti così tanti che è impossibile ricordarli tutti.
Giulio Einaudi, Vittorio Foa e suo fratello Beppe, Leo Pestelli, Massimo Mila, Giancarlo Pajetta, Norberto Bobbio, Cesare Pavese,
(1923. Gruppo con i compagni di scuola. Pavese è il primo da sinistra in seconda fila.)
Primo Levi, Fernanda Pivano, tanto per citare i primi nomi che mi tornano in mente, ma possiamo continuare con Gianni e Umberto Agnelli, Vittorio Messori, Piero Angela, Augusto Del Noce, Pier Giorgio Frassati, il premio Nobel Salvador Luria, e se non ricordo male, anche Mike Bongiorno e Gianni Minà, Rocco Buttiglione e Nando Dalla Chiesa, e pure Massimo Giletti. E la lista potrebbe andare ancora avanti per un bel pezzo.
La Società Calcistica Juventus Football Club è nata qui nel 1897 grazie ad un gruppo di studenti del ginnasio. E nel 1933 un altro gruppo di ex allievi tra i quali Giulio Einaudi, Leone Ginzburg, Massimo Mila, Norberto Bobbio e Cesare Pavese, fondò la Casa Editrice Einaudi.
Primo Levi e Fernanda Pivano erano compagni di classe,
tutti e due in quella sezione A il cui professore di Italiano era Cesare Pavese.
Ah, questo Primo Levi. Eravamo in prima Liceo A del D’Azeglio, così tanti anni fa che non
me ne ricordo quanti, ma con Primo Levi chiunque l’ha conosciuto ha un suo ricordo da
raccontare.
Io non ricordo quelli che mi ha raccontato, troppi anni, e ormai io ne ho novanta, di questi
anni che non finiscono mai.
Pavese dava gli stessi voti ai nostri temi; io ne ero molto orgogliosa, e chissà, forse un po’
orgoglioso era anche Primo Levi; ma tutti e due eravamo sicuri che Pavese non si sbagliava
qualunque cosa facesse.
Però io vorrei ricordare, certa di non annoiare nessuno, quello che succedeva con Primo
Levi alle lezioni di Chimica, che lì si chiamavano di Scienze.
Poveri noi. Per quelle strane regole veramente soprannaturali che regolano la scuola nella
nostra classe Scienze la insegnava una signorina abilitata in Latino.
Se devo raccontare una cosa buffa dovrei raccontarvi le imprevedibili lezioni di Scienze che
faceva questa signorina di cui naturalmente non ricordo il nome e vorrei che come me lo
dimenticassero tutti quelli che hanno assistito alle sue lezioni, di Scienze, non di Latino.
Ma in realtà, avrete già capito dove voglio arrivare, le Scienze ce le insegnava Primo Levi.
.........
Primo Levi è rimasto per me sempre una specie di simbolo di questa scuola incontrollabile
e era impossibile dimenticarlo dopo gli anni immorali passati in un campo di concentramento
dove, si diceva, si era salvato per le sue incredibili conoscenze scientifiche.
Ecco. Non ho capito se a chiedermi un ricordo della scuola è stato il Liceo e un parente di
Primo Levi. In realtà quello che conta veramente è che Primo Levi non c’è più, a consolare il nostro
dolore e la nostra nostalgia, che la scuola da che mondo è mondo ha fatto di questi errori e non
credo ci sia da sbagliare a prevedere che ne farà ancora, almeno fino a quando la politica se ne
impiccerà fino a sporcarsi le mani.
Fernanda Pivano
8 febbraio 2007
Anche se sulla iscrizione non si sono ricordati di citarmi, sono stata anche io allieva del d'Azeglio, anzi, da studentessa mediocre quale io sono, lo sono stata anche un po' più del necessario. E la cosa buffa è che in quegli anni non immaginavo e l'ho capito soltanto molto tempo dopo, ma è proprio lì che grazie agli insegnanti che ho avuto, agli amici che ho incontrato e alle cose che ho studiato (e per il novantanove per cento subito dimenticato), sono diventata adulta.
lunedì 21 gennaio 2013
Good Luck Obama
Oggi Barack Obama inaugura con il giuramento il suo secondo mandato. Può darsi che, come molti dicono, non sia il migliore presidente della storia degli Stati Uniti, però è stato il primo ad opporsi allo strapotere della lobby americana delle armi. E questo basta per fare mio l'augurio che gli ha rivolto quattro anni fa questo bar di Red Hook: Good Luck Obama
mercoledì 16 gennaio 2013
16 gennaio 1938 - il Jazz entra alla Carnegie Hall
Alla metà degli anni trenta Benny Goodman è all'apice della carriera: stella assoluta della radio, delle sale da ballo e del cinema, è oramai per tutti il re dello swing ma quando il suo impresario propone che l'orchestra si esibisca nella mecca della musica colta americana, la mitica Carnegie Hall l'idea sembra quanto meno stravagante e perfino Goodman si mette a ridere.
Una volta assodato però che di stravagante non c'è proprio niente e che la proposta è così seria che più seria non si può, Goodman accetta la sfida e si mette al lavoro. Dispone già degli arrangiamenti del leggendario Fletcher Henderson e di una band stratosferica: Harry James alla tromba, Lionel Hampton al vibrafono e Gene Krupa alla batteria, ma per la jam session finale si assicura la presenza di altri grandissimi musicisti delle band di Duke Ellington (il suo monumento è qui, e qualcos'altro su di lui avevo scritto anche qui ) e Count Basie, come dire il meglio del meglio all'epoca sulla piazza.
Il concerto realizza il tutto esaurito già molte settimane in anticipo nonostante il costo del biglietto arrivi a 2,75 dollari.
Goodman e i suoi offrono una performance trascinante destinata a passare alla storia: il pubblico si mette addirittura a ballare sotto il palco e nelle corsie tra le poltrone, e quando Jess Stacy si produce in uno splendido (e non previsto) assolo su "Sing, Sing, Sing," travolgente numero finale della serata, il teatro viene letteralmente giù per gli applausi.
La diretta radio richiama un numero enorme di ascoltatori e il concerto viene anche registrato, ma con scarsa lungimiranza è stato predisposto un solo microfono sul palco, e la registrazione non è delle migliori. Per alcuni anni si dirà che è andata perduta e soltanto una decina di anni dopo saltano fuori alcuni acetati da cui la casa discografica pubblica un album che diventa in breve uno dei primi LP a vendere più di un milione di copie. Alla fine degli anni novanta si scoprirà che a partire dagli acetati originali qualcuno aveva realizzato dei master in alluminio da cui è stato possibile ricavare ristampe in CD di alta qualità.
lunedì 14 gennaio 2013
Nostalgie viennesi
Varie ed Eventuali, non potendosi permettere per ora di fare le valige e partire, approfitta del tempo a disposizione per mettere un po' d'ordine nell'archivio (quantitativamente assai ragguardevole) delle sue videocassette recenti, vecchie e vecchissime.
Senza una ragione precisa, ha cominciato con Vienna 1994.
venerdì 11 gennaio 2013
Repetita iuvant - la ricetta della autentica panissa vercellese
Ripropongo questo post che risale a circa tre anni fa e che avevo temporaneamente tolto di mezzo perché diventato bersaglio di spam. Ripeto anche stavolta che non mi sognerei mai e poi mai di mettermi in competizione con blog di cucina qualificati e blasonati, ma dal momento che si tratta di una ricetta della tradizione, eseguita come dio comanda da parte di una cuoca eccezionale, mi sembrava un vero peccato lasciarla intristire nel limbo dei post abbandonati.
Sia chiaro che io non ho alcun merito nella preparazione essendo il mio contributo limitato a guardare, ammirare fotografare ed apprezzare. però, con sincero entusiasmo.
Procuratevi prima di tutto una bella cucina, ampia e confortevole,
abbellitela con graziose collezioni di vecchi macinacaffè, barattoli di metallo e scatole da biscotti finemente decorate.
Procuratevi anche un paio di cipolle, che andranno tagliate e poi soffritte molto dolcemente insieme a qualche fetta di lardo (pestato con la lama del coltello) dentro ad un paiolo in ferro con il manico.
Togliete la pelle ad un salame di quelli che si conservano nello strutto, un Salam d' la Duja, sminuzzatelo per bene con le mani e sistematene le briciole nel paiolo in compagnia delle cipolle soffritte ma non colorite
alzate brevemente la fiamma e aggiungete una cucchiaiata di estratto di pomodoro
fate cuocere brevemente e solo a questo punto versate il riso, nella quantità di un pugno a testa. Se i commensali sono delle buone forchette e voi non volete correre rischi fate conto di avere ospiti con due teste, che non si sa mai.
Lasciate che il riso si insaporisca mantenendo la fiamma piuttosto vivace, ma facendo molta attenzione, e prima che il riso si possa attaccare al fondo della pentola versateci un bel bicchiere di vino ROSSO
aggiungete alla preparazione i fagioli, che avrete cotto in precedenza in un ricco brodo vegetale fatto con sedano carota rosmarino e una foglia di alloro, e lasciate insaporire lentamente.
Portate a cottura come un normale risotto, aggiungendo altro brodo man mano che sarà necessario. Se non ricordo male, per questo passaggio la signora ha adoperato del brodo di carne, ma non ci metterei la mano sul fuoco.
Lasciate riposare un paio di minuti e poi servite in tavola con il parmigiano a parte.
mercoledì 9 gennaio 2013
London Underground
La metropolitana di Londra, la London Underground (per gli intimi The Tube) è la più antica del mondo e con i suoi quattrocentosessanta chilometri e quasi quattrocento stazioni, è anche la più estesa d'Europa. Wikipedia ci informa che ogni carrozza percorre ogni anno, alla velocità media di trentatre chilometri all'ora, l'equivalente di tre circonferenze della terra, che i passeggeri trasportati sono più di ventotto milioni, e che i biglietti venduti in trecentosessantacinque giorni sono più di un miliardo.
Wikipedia ci dice anche che è stata inaugurata il 10 gennaio 1863. Per la Stampa, che le dedica oggi ben due pagine intere di articoli e fotografie, il viaggio inaugurale è avvenuto invece il 9 gennaio 1863.
In ogni caso, che il compleanno cada oggi o domani poco importa, la signora compie centocinquant'anni e se li porta splendidamente. AUGURI!
martedì 1 gennaio 2013
Distributore automatico di poesie
Non ho idea se Fernando Pessoa sia mai venuto a Torino prima di questo dicembre. Io in ogni caso, l'ho incontrato in via Roma.
Era seduto accanto ad un distributore automatico di poesie
L'invito era esplicito, sarebbe stato molto maleducato tirare dritto come se niente fosse e così ho preso anche io il foglietto arrotolato con la mia poesia
Credere è sbagliare. Non credere non serve a nulla.
E' una riflessione di grandissima saggezza ed è anche un magnifico consiglio che ho deciso di seguire a partire da questo 2013 così carico di nubi. Ho deciso di credere che le cose si possono ancora aggiustare, che qualche soluzione si può ancora trovare, e che noi avremo il coraggio di non arrenderci. E grazie, mille grazie davvero signor Pessoa.
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