Da qualsiasi parte si guardi, in qualsiasi punto della città ci si trovi, la prima cosa che si nota è la sua cupola dorata che svetta sopra ogni altro edificio, per cui mi sembra inevitabile e doveroso cominciare il tour di Bruxelles proprio dal Palais de Justice. Anche perché ha una storia interessante.
Il regio decreto del 27 marzo 1860 annuncia il piano per la costruzione di un nuovo Palazzo di Giustizia a Bruxelles, nei pressi del popolare quartiere di Marolles.
Si indice un concorso internazionale e vengono presentati ventotto progetti. Alla giuria, di cui è membro anche Joseph Poelaert, l'architetto capo della città, non ne piacerà nemmeno uno. Passa un anno senza che si siano fatti passi avanti e per sbloccare la situazione viene emanato un nuovo decreto con cui si incarica il ministro della giustizia di nominare un nuovo progettista, e tanti saluti al concorso internazionale e ai suoi ventotto progetti.
Quando si dice la com-bi-na-zio-ne, chi ti va a nominare il ministro? Sembrerà incredibile, ma si tratta proprio di Joseph Poelaert che, altra coincidenza, giusto un mese prima aveva dato le dimissioni dal suo incarico. Le malelingue dell'epoca, in ogni caso, più che di coincidenze parlano di massoneria, fatto sta che finalmente nel 1866 il sindaco di Bruxelles Jules Anspach, con il sostegno del re, dà il via a Poelaert, il quale parte in tromba con il già ragguardevole budget di tre milioni di franchi. Durante il corso dei lavori non mostra mai a nessuno i disegni esecutivi e va avanti a fare disfare e far rifare a suo insindacabile giudizio per la bellezza di diciassette anni, facendo lievitare i costi fino alla cifra di cinquanta milioni di franchi e costringendo, quindicimila abitanti del quartiere a sloggiare dalla propria casa per far posto al palazzo che cresceva a dismisura, e senza ricevere il minimo indennizzo.
I Marolliens a dire il vero questa storia di dover fare fagotto non la prendono molto bene, tanto è vero che coniano per Poelaert la definizione de skieven architek, espressione dialettale che un testo traduce con "architetto astuto" mentre un altro la riconduce ad una errata interpretazione della definizione inglese "Chief Architect". In ogni caso secondo la Lonely Planet si tratta di un insulto dei peggiori ancora ai nostri giorni, per cui entrambe le traduzioni mi sembrano un po' troppo politically correct per essere autentiche. L'ultima parola potrebbe venire dal proprietario del ristorante sulla vicina place du Jeu De Balle e la prossima volta cercheremo di approfondire la questione, magari glissando sul nostro lavoro. As sa mai..
Lo skieven architek qualsiasi cosa voglia dire, realizza il Palazzo di Giustizia più grande del mondo ma non riuscirà a vederne la fine, muore quattro anni prima dell'inaugurazione, molti dicono ormai completamente folle.
E adesso, un po' di numeri: il porticato di ingresso, in cui trovano posto non so quante colonne (ho provato a contarle ma mi sono persa quasi subito) è alto quindici metri,
il che vuol dire che dentro ci si potrebbe costruire tranquillamente un condominio. I metri calpestabili coperti sono più di ventimila per un totale di seicentosessantacinquemila metri cubi (più o meno duemilacinquecento appartamenti di medie dimensioni), le sale sono cinquecentosettantasei, la maggior parte chiuse da anni
Tutto è talmente proporzionatamente enorme, che si ha l'impressione che le maestranze abbiano misurato in metri quello che l'architetto aveva dimensionato in centimetri
La grande cupola di rame sormontata da una corona si trova a cento metri dal piano del pavimento della sottostante Sala dei Passi Perduti, che misura a sua volta tremilaseicento metri quadri, circa la metà di un campo di calcio regolamentare, tanto per dare l'idea.
In questa gigantesca e megalomane costruzione c'è tutto: colonnati trabeazioni statue capitelli scaloni immensi per un totale di quasi cinquemila gradini,
e simboli massonici a ogni piè sospinto, il che dimostra che i contemporanei non avevano poi malignato tanto vanvera.
Un palazzo come questo non poteva non essere apprezzato da un contemporaneo che in quanto a sfarzo ridondante non si era fatto mancare niente, quel Charles Garnier che più o meno negli stessi anni era stato artefice dell'Opera di Parigi, qui décrit le Palais de Justice de Bruxelles comme "un monstre de qualité (wikipedia)
Orson Welles avrebbe voluto girarci alcune scene del Processo, ed è un peccato che le autorità non gli abbiano dato l'autorizzazione, avrebbe fatto riprese straordinarie.
Per questo palazzo sempre drammaticamente bisognoso di restauri e manutenzione è ora in corso la pratica perché sia riconosciuto patrimonio dell'umanità da parte dell'UNESCO
6 commenti:
bella città!
Che piacere, Dede, leggere come parli della mia città. Imparo anch'io molte cose e vedo con te parti di Bruxelles che già conoscevo con nuovi occhi. Grazie tante
il Palazzo di Giustizia di Bruxelles appare per diverse pagine in quel grandissimo libro che è "Austerlitz", di Sebald.
è davvero inquietante.
andro' aBruxelles il 18 di aprile, sei una manna dal cielo!
Devo ammettere che a leggere dei numeri di questo mastodontico palazzo la prima riflessione che mi è venuto spontaneo di fare è stata "che megalomania da pervertiti" e non mi sembra assurdo che si sia ipotizzato che l'architetto sia morto completamente folle.
Detto ciò, vista dal vivo, questa costruzione inquietante (dice bene Franz) dà un senso di potenza e di bellezza innegabile, me lo ricordo bene.
Grazie per avermi rassicurato circa le sorti di Pavlina e Panagiotis: in effetti cominciavo a preoccuparmi e a chiedermi dove fossero andati a compiere i loro atti di vandalismo gratuiti (io non so che gli farei a questi che scrivono sui monumenti, anche se si vogliono bene e disegnano cuoricini)
Si può andare in Belgio e non passare da Bruxelles? Io l'ho fatto e adesso vedendo il tuo "reportage" me ne rammarico profondamente.
Posta un commento