Fernando Pessoa mi è sempre parso inquietante e impenetrabile. Impenetrabile ma non certamente avaro, visto che durante i suoi quarantasette anni di vita non soltanto ha scritto migliaia e migliaia di pagine, ma lo ha fatto calandosi via via nell'identità dei suoi molti eteronimi ad ognuno dei quali aveva dato un carattere, una personalità, caratteristiche somatiche precise e a qualcuno di loro perfino una famiglia.
Aveva scritto in una lettera:
L'origine mentale dei miei eteronimi sta nella mia tendenza organica e costante alla spersonalizzazione e alla simulazione. Questi fenomeni, fortunatamente, per me e per gli altri, in me si sono mentalizzati; voglio dire che non si manifestano nella mia vita pratica, esteriore e di contatto con gli altri; esplodono verso l'interno e io li vivo da solo con me stesso.
Álvaro de Campos nasce alle tredici e trenta del 15 ottobre 1890, studia in Scozia e poi a Glasgow ingegneria navale, è alto un metro e settantacinque, porta il monocolo e ha capelli lisci con la riga da un lato e viso glabro dalle fattezze di ebreo portoghese. Dopo un viaggio in oriente comincia a scrivere poesie da cui emerge a tratti una latente omosessualità. La sua presenza si insinuerà nella vita dello scrittore fino ad incrinarne il rapporto con la fidanzata Ophélia Queiroz.
E poi c'è Ricardo Reis, latinista e monarchico ma medico di professione, che si trasferirà in Brasile dopo la proclamazione della repubblica e di cui non si conosce la data della morte, offrendo in questo modo su un piatto d'argento un magnifico spunto a José Saramago, che intorno a questo scrive un romanzo considerato da molti uno dei più importanti del novecento.
La nascita di Alberto Caeiro, uomo di scarsa cultura ma di profonda sensibilità vissuto con una prozia dopo la morte dei genitori e destinato a morire di tubercolosi, secondo le stesse parole di Pessoa, avviene in una sorta di estasi:
prendendo un foglio di carta, mi sono messo a scrivere, all'impiedi, come faccio ogni volta che posso. E ho scritto circa trenta poesie di seguito, in una specie di estasi di cui non riesco a capire il senso. Fu il giorno trionfale della mia vita e non potrò mai averne un altro come quello. Cominciai con un titolo:O Guardador de Rebanhos, (Il Guardiano di greggi). E quello che seguì fu la nascita in me di qualcuno a cui diedi subito il nome di Alberto Caeiro. Scusate l'assurdità di questa frase: il mio maestro era sorto in me.
Bernardo Soares, è una semplice mutilazione della mia personalità: sono io senza il raziocinio e l’affettività.
È l’autore del Libro dell'inquietudine, ma vive con lo stipendio di impiegato in una compagnia di Lisbona.
E se dopo questo lungo preambolo Pessoa non sembra anche a voi un personaggio inquietante, non so chi altri.
In ogni caso, è impossibile passare per Lisbona e ignorarne l'esistenza dal momento che la sua presenza aleggia un po' dappertutto, a partire dal Caffè A Brasileira (la cui insegna, detto tra noi, mi ha sempre fatto pensare ad un Gianduja portoghese)
Non molto distante, in Largo de São Carlos
proprio di fronte al teatro omonimo
c'è la sua casa Natale,
e lì davanti finalmente ho trovato la statua di Folon con la testa a forma di libro
Aveva scritto in una lettera:
L'origine mentale dei miei eteronimi sta nella mia tendenza organica e costante alla spersonalizzazione e alla simulazione. Questi fenomeni, fortunatamente, per me e per gli altri, in me si sono mentalizzati; voglio dire che non si manifestano nella mia vita pratica, esteriore e di contatto con gli altri; esplodono verso l'interno e io li vivo da solo con me stesso.
Álvaro de Campos nasce alle tredici e trenta del 15 ottobre 1890, studia in Scozia e poi a Glasgow ingegneria navale, è alto un metro e settantacinque, porta il monocolo e ha capelli lisci con la riga da un lato e viso glabro dalle fattezze di ebreo portoghese. Dopo un viaggio in oriente comincia a scrivere poesie da cui emerge a tratti una latente omosessualità. La sua presenza si insinuerà nella vita dello scrittore fino ad incrinarne il rapporto con la fidanzata Ophélia Queiroz.
E poi c'è Ricardo Reis, latinista e monarchico ma medico di professione, che si trasferirà in Brasile dopo la proclamazione della repubblica e di cui non si conosce la data della morte, offrendo in questo modo su un piatto d'argento un magnifico spunto a José Saramago, che intorno a questo scrive un romanzo considerato da molti uno dei più importanti del novecento.
La nascita di Alberto Caeiro, uomo di scarsa cultura ma di profonda sensibilità vissuto con una prozia dopo la morte dei genitori e destinato a morire di tubercolosi, secondo le stesse parole di Pessoa, avviene in una sorta di estasi:
prendendo un foglio di carta, mi sono messo a scrivere, all'impiedi, come faccio ogni volta che posso. E ho scritto circa trenta poesie di seguito, in una specie di estasi di cui non riesco a capire il senso. Fu il giorno trionfale della mia vita e non potrò mai averne un altro come quello. Cominciai con un titolo:O Guardador de Rebanhos, (Il Guardiano di greggi). E quello che seguì fu la nascita in me di qualcuno a cui diedi subito il nome di Alberto Caeiro. Scusate l'assurdità di questa frase: il mio maestro era sorto in me.
Bernardo Soares, è una semplice mutilazione della mia personalità: sono io senza il raziocinio e l’affettività.
È l’autore del Libro dell'inquietudine, ma vive con lo stipendio di impiegato in una compagnia di Lisbona.
E se dopo questo lungo preambolo Pessoa non sembra anche a voi un personaggio inquietante, non so chi altri.
In ogni caso, è impossibile passare per Lisbona e ignorarne l'esistenza dal momento che la sua presenza aleggia un po' dappertutto, a partire dal Caffè A Brasileira (la cui insegna, detto tra noi, mi ha sempre fatto pensare ad un Gianduja portoghese)
che già dagli anni venti era il luogo di ritrovo preferito di intellettuali e uomini di cultura.
Non molto distante, in Largo de São Carlos
proprio di fronte al teatro omonimo
c'è la sua casa Natale,
e lì davanti finalmente ho trovato la statua di Folon con la testa a forma di libro
che la mia guida diceva essere in Praça do Comércio e che per questo avevo cercato pervicacemente quanto inutilmente sotto un sole che mi cuoceva il cervello.
Nella Praça do Comércio non ho trovato la statua, questo è vero, ma ho trovato il ristorante preferito di Pessoa,
un bel locale dall'aria retrò con le pareti tappezzate di fotografie dello scrittore, in cui solerti camerieri in camicia immacolata e farfallino nero servono con grande cortesia e un filino di sussiego pietanze inequivocabilmente mediocri. Consapevoli, probabilmente, che nessuno va lì per il cibo.
Tornando al Nostro, tra i più di ventimila documenti inediti ritrovati dopo la sua morte c'è anche una vera e propria guida turistica di Lisbona che Pessoa scrisse, in inglese, nel 1925, e che è stata pubblicata col titolo di Lisboa: O que o Turista deve Ver , Lisbona: quello che il turista deve vedere, da Companhia das Letras .
Tra le molte curiosità che non mi sarei mai aspettata di leggere e che un poco mi hanno sorpresa, c'è anche il Museo delle Carrozze, in cui Pessoa scrive di ritrovare il piacere infantile del gioco e del sogno.
Ma naturalmente i suggerimenti più appassionati portano il turista dritto e filato verso la Torre di Belém, il monumento che più di qualsiasi altro interpreta lo splendore di una potenza navale e militare che nei secoli d'oro non ha avuto rivali al mondo,
e verso il Monastero dos Jeronimos, grandioso e opulento, che si dice sia stato fatto costruire da Re Manuel per celebrare il ritorno di Vasco de Gama usando buona parte delle ricchezze giunte in Portogallo dalle Indie.
Il suo chiostro è un quadrato di cinquantacinque metri di lato ed è considerato uno tra i più belli al mondo.
E' proprio qui che nel 1985 sono state portate le spoglie dello scrittore.Su sette colline, che sono altrettanti punti di osservazione, da cui si possono ammirare magnifici panorami si apre la vasta, irregolare e multicolorata massa di case che rappresenta Lisbona. Per il viaggiatore che arriva dal mare, Lisbona, vista da lontano appare come fosse un sogno, che si innalza sull’azzurro vivo del cielo.
Non sono parole mie, sono parole di Fernando Pessoa, che sarà pure stato un tipo inquietante cinico e disincantato, ma certamente era anche profondamente innamorato della sua città.
12 commenti:
Il poeta è un fingitore, ma non troppo. In una città come Lisbona è difficile non pensare di far parte di un romanzo.
Grazie per averla raccontata!
Baci Baci
Pessoa a Lisbona ha avuto vita facile avrei voluto vederlo da qualche altra parte . . .
Grazie di averci fatto rivisitare luoghi amati a prima vista
che bel reportage Dede!più guardo le foto di Lisbona e più intravedo similitudini con Trieste, devo andarci...
Quanto vorrei tornarci a Lisbona... Che bello rivedere alcuni luoghi già visitati, sono tornata indietro nel tempo!!
a quanto leggo l'amore per Lisbona è ampiamente condiviso!
Very beautiful indeed. Gorgeous pictures. Please have a look here: Pessoa e Lisbona
Accipicchia, Varie ed eventuali diventa internazionale, Grazie a Phivos Nicolaides!
che meraviglioso tuffo nei ricordi, mi hai fatto fare... Lisbona l'ho respirata pochi giorni, è m'è rimasta dentro come una piacevole nostalgia. Grazie
splendido reportage cara reporter! e non starò a perorare la causa delal moltitudine pessoiana se hai deciso di farti inquietare, né m'appellerò a Pirandello né scomoderò Gurdjeff! a me pessoa mi piace assai e s'è pure un pessoa esoterico per che si fosse messo in pensiero, un pessoa rosacrociano, insomma un grande fingitore che ha trovato il modo più bello per sublimare nelal creazione artistica ehgià non c'è nessun bisogno di scivolare sulla buccia di banana della psicosi:-)
quel ristorante solo vederlo è pura libidine, immaginale e reale!
tutto okkei però ti sei scordata il sottofondo musicale, ma li vogliamo ascoltare un po' di madredeus? o la teresa salgeiro che adesso fa da sé o dulce pontes? sennò lei la grande, Amalia! che tanto piace a mamma mia,
il portogallo sì è un altrove e ancora rendiamo omaggio a lui!
E tu stai facendo innamorare me di questa città! Grazie per ancora tante interessanti notizie..... mi frena il caldo a me, dal visitare certi posti, mannaggia! Ma c'è un inverno ogni anno, vero?.......
leggi che ti rileggi mi hai convinto ad andare a Lisbona...che albergo mi consigli?e qualche posticino carino dove mangiare?
Per un'amante come me di Lisboa, leggere della statua di Pessoa fatta da Folon è stata una vera sorpresa.
Chapeau!
Se può interessare, c'è un altro autore che ha scritto un libro su questa città ed è una miniera di curiosità interessanti. Titolo: Lisbona, libro di bordo - autore José Cardoso Pires.
Grazie ancora per lo splendido post.
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