martedì 8 luglio 2008
Raw Food
L'avvenente bionda in copertina che sta vezzosamente ingozzandosi di foglie e di becchime è una guru (quale sarà il femminile di guru? Gura?) della tendenza alimentare che sta rapidamente prendendo piede a New York: il tutto crudo.
A prima vista non sembra un'impresa impossibile, in fondo di ricette che non prevedono l'accensione del fornello ce ne sono parecchie, e appetitose. Per dire: l'insalata di carne cruda all'albese, o la steak tartare francese, e vuoi mettere che buona l'insalata caprese con pomodorini e mozzarella o per stare sempre in ambito insalatesco, l'insalata greca con la feta? Tutti piatti crudi da gran gourmet, ma alla biondona di cui sopra evidentemente piacciono le sfide estreme, e allora non basta che il cibo sia crudo, lo vogliamo anche vegetariano, anzi che dico vegetariano: VEGANO!
Tradotto in parole povere, significa niente carne niente pesce niente latticini niente uova.
Sono permessi vegetali e frutta (non ho avuto cuore di approfondire eventuali ulteriori divieti, non avrei retto), e ogni tipo di frutta secca, caldamente raccomandata come fonte di proteine e di grassi. E poi semi. Semi di ogni genere distribuiti con grande generosità, ma soprattutto usati per sagomare, uniti a non ho capito quale legante, dei surrogati di crackers che vengono asciugati in forno a temperatura bassissima oppure disidratati nell'essiccatore, e che somigliano in maniera preoccupante agli agglomerati di semini che si usa offrire al canarino di famiglia.
Ci sono alcuni ristoranti specializzati, naturalmente, e quello della nostra bionda è il più alla moda. La curiosità dopo aver attentamente compulsato il testo e analizzato ogni singola fotografia, era tanta, ma considerando che l'età dei fruitori di questi locali si situa intorno ai trent'anni, anno più anno meno , mi sembra inutile chiarire che da sola mai avrei avuto il coraggio di varcarne la soglia. Mi sono venuti in soccorso gli amici di Fab e la scarsa illuminazione del ristorante, e così nel mucchio nessuno ha mostrato di notare che la mia presenza faceva incrementare di parecchio l'età media.
Non sono in grado di ricordare per filo e per segno ciò che ci è stato servito, tranne l'ultimo piatto fotografato che il menu definiva con qualche esagerazione zucchini lasagna, e che ricordava alla lontana una delle ricette del libro.
I dolci sono sembrati a tutti quanti la parte migliore della cena e sono stati oggetto di molteplici scambi e assaggi incrociati, e questo spiega perchè le fotografie siano risultate piuttosto mosse e poco indicative.
Buono il vino, ovviamente organic, ma tasto dolentissimo: nessuna possibilità di ottenere un caffè qualsiasi, neanche a piangere in ginocchio.
Conto sostenuto ma non proibitivo, e giudizio finale: interessante, ambiente piacevole, ma sull'ipotesi di una seconda visita a stretto giro di posta si può soprassedere
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4 commenti:
molto interessante.
e tuttavia: mioddio.
se ti può interessare anche da noi ci sono i primi adepti a questo genere di veganismo crudista, c'è un blog che seguo che ne parla, mi pare che si chiami tuttocrudo, comunque se ci vuoi fare un giro è uno dei miei premiati nell'ultimo meme. baci
Penso...che il bello è...andarci, esser vegan per un giorno, poi scordarsene...va be', non troppo, magari messo in pratica, economicamente, nella propria cucina, senza essere trendy a tutti i costi, si possa averne vantaggio, nelle arterie!
Ciauuuuuu!
interessante, non capisco i veganiani ma li rispetto ciao
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