Quando ero bambina andavamo in vacanza in campeggio. Una tenda prestata da chissà chi, senza pavimento. Piantata direttamente sulla sabbia che, dentro, invadeva ogni cosa: sacchi a pelo, vestiti pentole, tutto crocchiava ed era come avere una grattugia perennemente incollata addosso. Credo fossimo gli unici italiani ad andare in campeggio in quei primi anni 50, la gente ci parlava sempre in tedesco. Ci muovevamo con una vecchia Topolino, e a me sembrava una enorme sciccheria.
Poi mia nonna, che viveva con noi, diventò troppo anziana per quella vita, e per qualche anno ci fu Alassio. Affittavamo un alloggio vicino alla spiaggia, la sera si passeggiava nel budello, il gelato ai tavolini di un caffè concerto, sempre lo stesso, chissà come si chiamava. magari esiste ancora. Vacanze rilassanti, certamente, ma anche molto noiose. Dopo la morte di mia nonna cominciò una stagione vacanziera tutta nuova: nella nostra vita entrò il VIAGGIO.
Comprammo una tenda nuova di zecca, una canadese con tanto di catino e sopratenda, brandine smontabili, pentole e fornelletto, e via. Destinazione Olanda. 1961, avevo quattordici anni. Che gli altri continuassero pure ad andare ad Alassio, noi andavamo incontro all’avventura! Detto così farà anche ridere, ma a quei tempi non era abituale che una famiglia con due figlie, di cui una ancora bambinetta, partisse senza sapere dove avrebbe dormito la sera, cosa avrebbe mangiato. Si sussurrava che i tedeschi mangiassero spaghetti con la marmellata e chissà quali altre schifezze, chi ha già visto, con una bambina che non va ancora a scuola, povra cita! e poi la lingua, come avremmo fatto con la lingua! Mica lo parlavamo noi l’olandese. Sciagurati, ecco cosa erano i miei genitori, degli sciagurati. Ci sarebbe senz’altro capitato qualche guaio, e ce lo saremmo meritato.
Prima tappa Innsbruck. Cena a base di pane nero, salame e cetrioli sottaceto. A me non sono mai andati giù i cetrioli sottaceto, ma quelli furono deliziosi, mai avevo mangiato una leccornia del genere. Quando torno mi faccio una scorpacciata di cetrioli. Anzi, me li mangio tutti i giorni, a pranzo e a cena. Guarda tu se dovevo arrivare in Austria per scoprire quanto mi piacciono i cetrioli.
In Germania fu la volta del wurstel. Io conoscevo quelli italiani: una decina di dita di plastica arancione confezionate dentro sacchetti trasparenti, li mettevamo a bollire e li mangiavamo con la purea di patate. Rapidi da preparare, rapidi e insipidi. Questi invece erano dei bei salsicciotti grossi, e li vendevano sfusi, anche per la strada. Ti facevano il panino, e dentro ci mettevano senape e rubra. Senape e rubra INSIEME. Una goduria. Quando torno, mi mangio wurstel a pranzo e a cena. Cetrioli e wurstel, sissignore. Intanto, tra wuster e cetrioli visitavamo le città: Monaco, Francoforte, Colonia. E poi Amsterdam, Rotterdam, Utrecht. Città molto diverse, diverse tra loro e diversissime da tutto quello che avevo conosciuto fino ad allora. L’Olanda soprattutto mi conquistò: casettine piccine piccine di mattoni, con enormi finestroni. Nessuna tenda, nessuna recinzione a proteggere l’intimità della gente, si poteva perfino vedere cosa avevano nel piatto. Davanti alla porta delle case, grandi sfilze di zoccoloni di legno. Non erano solo un souvenir, la gente li adoperava davvero! E poi biciclette, tantissime biciclette, per andare a spasso lungo i canali con quella bella arietta frizzante mentre a casa nostra si boccheggiava per l’afa. E i ponti levatoi, come i ponticelli dei castelli medievali, né più né meno, ma enormi e modernissimi, permettevano il passaggio di grandi navi, che poi continuavano la loro strada attraverso i mille canali, e dalla strada sembrava che navigassero nei prati.
Ci sono tornata altre volte, in Olanda. Almeno altre cinque o sei. Appena sposati perchè Franco non la conosceva ancora, e ci portammo anche Tobia.
In Germania fu la volta del wurstel. Io conoscevo quelli italiani: una decina di dita di plastica arancione confezionate dentro sacchetti trasparenti, li mettevamo a bollire e li mangiavamo con la purea di patate. Rapidi da preparare, rapidi e insipidi. Questi invece erano dei bei salsicciotti grossi, e li vendevano sfusi, anche per la strada. Ti facevano il panino, e dentro ci mettevano senape e rubra. Senape e rubra INSIEME. Una goduria. Quando torno, mi mangio wurstel a pranzo e a cena. Cetrioli e wurstel, sissignore. Intanto, tra wuster e cetrioli visitavamo le città: Monaco, Francoforte, Colonia. E poi Amsterdam, Rotterdam, Utrecht. Città molto diverse, diverse tra loro e diversissime da tutto quello che avevo conosciuto fino ad allora. L’Olanda soprattutto mi conquistò: casettine piccine piccine di mattoni, con enormi finestroni. Nessuna tenda, nessuna recinzione a proteggere l’intimità della gente, si poteva perfino vedere cosa avevano nel piatto. Davanti alla porta delle case, grandi sfilze di zoccoloni di legno. Non erano solo un souvenir, la gente li adoperava davvero! E poi biciclette, tantissime biciclette, per andare a spasso lungo i canali con quella bella arietta frizzante mentre a casa nostra si boccheggiava per l’afa. E i ponti levatoi, come i ponticelli dei castelli medievali, né più né meno, ma enormi e modernissimi, permettevano il passaggio di grandi navi, che poi continuavano la loro strada attraverso i mille canali, e dalla strada sembrava che navigassero nei prati.
Ci sono tornata altre volte, in Olanda. Almeno altre cinque o sei. Appena sposati perchè Franco non la conosceva ancora, e ci portammo anche Tobia.
E poi con i nostri vicini di casa, e con le bambine quando erano ancora piccole,. Per un compleanno ci regalammo un week end ad Amsterdam insieme ai nostri più cari amici, e quella volta dormimmo nell’hotel in cui Rembrandt aveva dipinto La Ronda di Notte, pensa un po’.
Domani ci torniamo per l’ennesima volta. Con Teresa.
4 commenti:
Ma basta là! Anche tu sei stata conquistata dai cetrioli in un paese germanofono, dopo che - puah puah! - in Italia manco li avresti degnati???
E i würstel - paro paro, però li preferisco al curry.
Belli i viaggi così. In fondo, la tenda ci segue per tutta la vita, magari sarà un albergo, ma è lo spirito che conta.
Bentornata!
in realtà la mia passione per i cetrioli è rimasta allo stato embrionale.
e la tenda, troppo vero, la tenda resta una categoria dello spirito. tutto il resto non conta
Contesto il fatto che tu sia una signora attempata, d'altra parte siamo coetanee...
Brava, bravissima, mi piacciono i tuoi commenti, le foto poi sono proprio belle.
Spero che il tuoi blog vada avanti per tanto tanto tempo.
Dida
Belli i tempi delle canadesi senza fondo, si assaporava l'avventura. Qui campeggi senza nulla, solo l'essenziale, ma quante spaghettate a mezzanotte ed oltre.
Nostalgia delle canadesi senza fondo o dei sogni che eravamo capaci di fare, alcuni sono diventati realtà ma non sono stati proprio come ce li aspettavamo.
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