martedì 28 agosto 2007

New York City



1986, l’anno del primo condono edilizio. Tutti coloro che possedevano una casa non completamente corrispondente al progetto dovevano mettersi in regola. Detto alla buona: bisognava redigere un rilievo con la situazione di fatto, calcolare la multa da pagare, stendere una relazione, riempire una caterva di moduli. C’erano in giro irregolarità grandi, enormi, macroscopiche, ma anche irregolarità trascurabili: una finestra spostata di venti centimetri, un terrazzo un po’ più largo del dovuto, piccole cose. Tutti considerati alla stessa stregua e tutti da sanare con la stessa procedura. A noi nessuno affidò la sanatoria di grossi abusi, ma ci capitarono una miriade di incarichi per condoni piccoli. Piccoli e piccolissimi. Notti e notti in bianco a lavorare in studio, con le bambine addormentate di fianco al tecnigrafo. Una gran mole di lavoro extra, ma anche incassi extra. YEAAAAH Fantastico!
Ci meritiamo un regalo. Ci regaliamo un viaggio. Andiamo in America. Andiamo a New York.
New York New York, sempre sognata, sempre immaginata, ma mai realmente avevamo fatto conto di poterci andare sul serio. Come andare su Saturno, uguale.
Mai dire mai. Chi poteva pensare allora che diciannove anni dopo sarebbe diventata la nostra seconda città
Siamo partiti intorno al 25 aprile 1986, e tornati il primo maggio. Mentre eravamo lì capitò Chernobyl.









1 commento:

Cristina ha detto...

Come ben dici: mai dire mai!
Nell'86 ero da quelle parti anch'io, magari ci siamo incrociate al JFK, senza saperlo...

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