Probabilmente a molti il suo nome non dirà assolutamente niente anche se giurerei che il novantanove per cento della gente ha trinciato un giudizio, il più delle volte del tutto arbitrario, su una sua opera che fu all'epoca molto discussa. E si, perchè Pei è l'autore della Piramide del Louvre. Stavolta però, dal momento che manco da Parigi da un bel po' mentre sono quasi appena reduce da Berlino, non parliamo di piramidi ma del bell'ampliamento del Deutsches Historisches Museum, che in un prospetto laterale ricorda abbastanza da vicino il Museo di Washington e anche se la strada stretta ha impedito una foto di tutta la facciata, il poco che si vede è sufficiente per fare il confronto.
La storia di questo museo è stata piuttosto travagliata. Alla metà degli anni ottanta era stato Helmut Kohl in persona a volere, in una Berlino ancora divisa in due, un museo nuovo di zecca dedicato alla storia della Germania. Era già stata individuata l'area su cui costruirlo, ed era stato indetto un concorso internazionale, vinto da Aldo Rossi. Dopo il novembre 1989 però fu chiaro che il progetto così come era stato concepito non aveva più senso: a Berlino est un museo sulla storia tedesca esisteva già, ed era per di più in uno splendido palazzo settecentesco sul viale Unter den Linden, e così nel 1995 fu ancora Helmut Kohl a dare incarico a Pei di riorganizzare e ampliare il museo esistente.
Cosa non facile dato lo spazio decisamente angusto a disposizione. Ma Pei in poco meno di tremila metri quadri costruisce uno spazio elegantissimo, luminoso e trasparente e riesce a unire magnificamente il nuovo corpo all'edificio neorinascimentale esistente. L’ingresso principale si apre sul vecchio palazzo sulla Unter den Linden, da cui si accede al cortile interno, coperto da una enorme volta in vetro.
Cosa non facile dato lo spazio decisamente angusto a disposizione. Ma Pei in poco meno di tremila metri quadri costruisce uno spazio elegantissimo, luminoso e trasparente e riesce a unire magnificamente il nuovo corpo all'edificio neorinascimentale esistente. L’ingresso principale si apre sul vecchio palazzo sulla Unter den Linden, da cui si accede al cortile interno, coperto da una enorme volta in vetro.
Alla nuova ala si può arrivare dal cortile, attraverso un passaggio sotterraneo, oppure dallo stretto vicolo esterno, e lì l'impatto scenografico è davvero notevole.
La facciata completamente vetrata riflette i palazzi circostanti con un gioco raffinato che confonde continuamente la prospettiva mescolando interni ed esterni
Dentro, l'attenzione viene catturata dalla grande scala, leggera e importante allo stesso tempo, e dall'avvicendarsi delle passerelle e dei balconi interni che portano alle sale espositive
e non si può non ammirare l'uso sapiente dei materiali e la perfezione della realizzazione, a tal punto che è quasi impossibile da lontano distinguere dove finisce il cemento e dove comincia il marmo.
2 commenti:
conosco, conosco il vecchio signore. ricordo gli accorgimenti usati per trattare il cemento al Louvre, con cassoni che conferissero venature del legno.
I LOVE your travelling trips and photos! Excellent job. Ciao.
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