e così si è alzata prima dell'alba per andare a scattare qualche foto.
A
dire la verità non è che abbia dovuto compiere un grande sforzo dal momento che a Copenhagen a novembre non albeggia prima delle nove, ma tant'è, e dopo un bel paio d'ore in cui ha visto e fotografato tutto il fotografabile che ha trovato lungo la strada, comincia davvero a sentire che le mani non rispondono più.
La zona è tutta un cantiere e ovunque si giri la poverina si trova la strada sbarrata da un qualche ostacolo.
Si imbatte pure in un sinistramente incomprensibile Kriminal Forsongen
ma il teatro, che sulla cartina dista solo poche centinaia di metri, sembra irraggiungibile.
Il freddo le sta congelando le mani, e cercando disperatamente di riscaldarsi, la Piccola Fiammiferaia inizia a guardarsi intorno nella speranza di trovare almeno un posto dove prendere un caffè.
Gira che ti rigira, ad un certo punto le si para davanti una triste disadorna e molto, ma proprio molto, grossa casa di mattoni grigi
Dalle vetrate si intravvedono tavole imbandite e tutt'intorno ampie confortevoli poltrone nere su cui qualcuno ha buttato con nonchalance delle pelli di renna.
La Piccola Fiammiferaia comincia a illudersi di aver trovato finalmente il tanto desiderato caffè e gira intorno alla casa per cercare l'ingresso. Ma la visione di una quantità inverosimile di bottiglie di champagne
e soprattutto lo scorcio di una cucina che sembra provenire da un altro pianeta
mettono la pulce nell'orecchio perfino alla Piccola Fiammiferaia che in quanto a perspicacia ha sempre lasciato parecchio a desiderare. Capisce di trovarsi al cospetto del noma , il ristorante numero uno al mondo , e che quel benedetto caffè sarà il caso di andarlo a cercare da qualche altra parte.