Paul Bocuse,
nato nel 1926 a pochi chilometri da Lione, è morto poco
prima di compiere 92 anni.
Discendente da una famiglia di ristoratori, a 16 anni è già al lavoro
nella cucina di un grande ristorante. Con lo scoppio della guerra
parte volontario, viene ferito e gli americani lo portano a curarsi
negli Stati Uniti. Tornato a Lione, viene accolto sotto l’ala di
Eugénie Brazier. Scuola con fiocchi e controfiocchi quella della Mère
Brazier, la prima persona ad ottenere 3 stelle Michelin addirittura
in due ristoranti contemporaneamente, e Bocuse impara.
Passa poi ad un leggendario locale di Parigi, e a ventiquattro anni è
nuovamente dalle parti di Lione, alla Pyramide di Vienne dove opera un
altro gigante come il maestro Fernand Point.
A venticinque anni è MOF (Meilleur Ouvrier de France) e ottiene la
prima stella Michelin. L’anno dopo riceverà la seconda e nel 1965 la
terza, che mantiene, unico al mondo, per più di cinquant’anni. Nel 1975
riceve la Legione d’Onore, nel 1989 la Guida Gault e Millau nomina
Bocuse “Cuoco del Secolo”, riconoscimento che gli arriverà due decenni
dopo anche da Culinary Institute of America. Durante questi anni
viaggia un po’ dappertutto, presta consulenze in Giappone e negli Stati
Uniti, ma trova anche il tempo di aprire a Lione ben nove tra ristoranti, una famosa scuola di cucina (la foto non è mia ma viene dalla loro home page)
e bistrot dove anche chi non è Paperon de' Paperoni può permettersi una salade lyonnaise o una soupe a l'oignon
Era
stato tra i fondatori della Nouvelle Cuisine che auspicava più
leggerezza e meno grassi, ma in realtà con panna e burro Bocuse è sempre
andato giù pesante. A chi lo criticava per questa sorta di tradimento rispondeva con una frase diventata celebre: «Per me non esiste che una sola cucina: quella buona». Ho letto da qualche parte che una volta avrebbe ammesso che «L’egemonia della cucina francese durerà fino a che i cuochi italiani non si renderanno conto del patrimonio enorme su cui sono seduti», ma chi lo sa se l’ha detto davvero
E' probabilmente lo chef più famoso del mondo, ma quel che è certo e indubitabile è che è stato anche un grande imprenditore della ristorazione e per questo i suoi concittadini lo celebrano e lo riveriscono come un santo protettore. Lo hanno immortalato sulla fresque des Lyonnais , che altro non è se non la facciata cieca di un brutto edificio che i Lionesi hanno saputo trasformare in attrazione turistica
dipingendoci sopra il ritratto di tutti i cittadini illustri,
un Paul Bocuse in scala 1:1, con grembiule e toque blanche (è sempre ritratto con toque blanche e grembiule, e viene da chiedersi se lo riconosceremmo vestito in qualche altra maniera) accoglie i viaggiatori all'entrata dell'Ufficio del Turismo
Bocuse sorride con aria sorniona sul murale (è singolare, ho controllato sul sito dell'Accademia della Crusca)
che sta di fronte alle Halles de Lyon Paul Bocuse
che sono una specie di Eataly, ma ancora più sciccosa ed esclusiva
non sono proprio sciccosi ed esclusivi, ma questo è il destino dei grandi. Bocuse è in buona compagnia
4 commenti:
Tra le cose più belle fatte a Lione, alcuni anni fa, le cene in due delle numerose ( e economiche) brasserie di Bocuse. Ho tentato di rifare a casa il "saucisson en brioche" ma con risultati penosi..
:-)
eh lo so, purtroppo è difficile ripetere le gesta di un grande
cara Dede,
grazie! un bacio.
Che bello tornare a Lione! Grazie
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