giovedì 16 ottobre 2014

Moliere


Jean Baptiste Poquelin nasce a Parigi nel gennaio  1621.
Lascia la  facoltà di  giurisprudenza per  dedicarsi al teatro e a ventidue anni, insieme a Madeleine Béjart,  fonda l'Illustre Théâtre e inizia a recitare   con il nome di Moliere.  Si copre di debiti e per questo finisce allo Châtelet, la prigione dei debitori, ma torna in libertà nel giro di un paio d'anni  e per altri dodici, insieme ad una nuova  compagnia teatrale,   calca le scene di Tolosa, Bordeaux, Avignone,  Lione, insomma un po' tutta la provincia francese.

Mette in scena farse, commedie a canovaccio e balletti che compone lui stesso, gli affari continuano a non funzionare ma in compenso la sua compagnia ottiene l'onore di  fregiarsi del titolo di Comédiens de Monsieur (Monsieur era il fratello del Re). Al titolo dovrebbe essere unita anche una pensione, che però pare non sia mai stata pagata.  Nel 1659 finalmente una sua opera ha la fortuna di piacere al re in persona, e da quel momento  la sua carriera prende il volo. 




Sono gli anni dei grandi capolavori: L'Ecole des femmes, le Tartuffe, Don Juan, Le Mísanthrope.   Lusingato dal  successo  e  stimolato dalle polemiche,  Moliere  scrive le sue commedie più importanti ma non disdegna nel frattempo di dedicarsi anche   a operine minori destinate all'esclusivo piacere del re e della sua corte.   
Ha poco più di quarant'anni quando sposa  Armande Béjart, figlia di Madeleine, che è molto più giovane di lui e a detta di molti non brilla per la sua moralità. 
Ai primi del 1668 debutta  con grande successo con  Amphitryon,  scintillante riscrittura  della commedia di Plauto, ma alla fine dello stesso anno la prima de  L'Avare  è quasi un fiasco.  Continua ad  alternare grandi commedie e soggetti più modesti   per farse e balletti privati  a cui talvolta prende parte anche Luigi XIV nelle vesti di ballerino.




































Si  separa  da Armande e comincia ad avere problemi di salute, ma dopo qualche anno finalmente, con la sicurezza economica  arrivano anche  la riconciliazione con la moglie e una tregua alle polemiche con i suoi  detrattori. E' un periodo di calma, ma  non dura a lungo:   Giovanni Battista Lulli,  compositore mimo e ballerino fiorentino che aveva mosso i primi passi a Parigi come suo collaboratore,  sta  portando nei teatri l'opera lirica italiana che nessuno in Francia aveva ancora avuto modo di conoscere, e ne ricava non soltanto grandi consensi di pubblico, ma perfino la protezione del re.  La rivalità  è per Moliere, che già è malato di polmoni, motivo  di grande amarezza e il  17 febbraio 1673, mentre sta recitando il Malade imaginaíre,  cade vittima di un attacco del suo male. Riesce con enorme sofferenza a portare a termine  lo spettacolo, poi si mette a letto ma la  tosse è  talmente violenta  che una vena nei polmoni gli si rompe,  e in meno di mezz'ora muore soffocato dall'emorragia.  Aveva fatto in tempo a chiedere l'assistenza di un prete, che si era ben guardato dall'accorrere, e il giorno dopo  il curato della parrocchia di sant'Eustace





































gli rifiuta la sepoltura  in terra consacrata in quanto attore, e come tutti gli attori, scomunicato.
Armande  allora si rivolge  al re, che raccomanda all'arcivescovo di Parigi di  evitare che il rifiuto dia adito a polemiche  e così  Moliere viene tumulato di nascosto, di notte e senza la presenza di sacerdoti, ma nel cimitero consacrato di San Giuseppe.  
Nel secolo diciannovesimo lo  hanno spostato al Pere Lachaise, arruolato sul campo come testimonial di lusso insieme a La Fontaine,   Abelardo ed Eloisa,  per convincere i parigini a farsi seppellire nel nuovo cimitero appena inaugurato





4 commenti:

Nela San ha detto...

Pillole di cultura, in questo post e con la chiosa finale che dimostra che alcune persone non sono lasciate in pace nemmeno una volta defunte.

Fabipasticcio ha detto...

Sempre interessante venire a leggere i tuoi posts.
Grazie per le pillole di cultura e di riflessione e per la foto della chiesa di Saint Eustace, che adoro e adoro soprattutto la scultura che si intravede nella foto.
Buon fine settimana e a presto <3

Grazia ha detto...

Povero Molière. Per chi aveva, come lui, la capacità di vedere e giudicare lucidamente i suoi tempi, la vita (e la morte) non erano facili!

marinella ha detto...

Ciao Dede, è un po' che non passo, vero che si stata in tv? all'eredita? sono convinta di averti visto. Ciao a presto

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