martedì 13 novembre 2012

Dove si parla di Auguste Perret, di Hector Guimard e di cemento armato


La tour Eiffel e i giardini del Trocadero. 
Chiunque abbia messo piede almeno  una volta nella vita a Parigi,  è passato di qui  e  si è fatto fotografare.  Chiunque

E molti ritornano anche, per celebrare trentennali, 

e quarantennali 
Perciò è inutile che io insista a parlare di  monumenti  e luoghi che tutti conoscono già benissimo.
Ma se la prossima volta in cui andrete a Parigi vi avanzasse tempo per andare in cerca di  qualcosa di diverso e meno inflazionato,  tenete presente rue Franklin, tranquilla  strada dietro ai giardini del Trocadero,   dove al numero 25 si trova uno dei  primi edifici residenziali al mondo costruito con un'ossatura in  cemento armato.


A un occhio distratto  può sembrare una delle tante belle  case signorili  che si dipanano lungo la strada, ma  basta guardare con un pochino di attenzione  per notare che la  facciata è  molto più articolata delle altre e che le finestre sono di gran lunga più ampie. 



Ma cominciamo dall'inizio. Primi del novecento, Hector Guimard ha da pochi anni  realizzato in rue la Fontaine  il  Castel Béranger,  



una bizzarra casa con trentasei  alloggi, uno diverso dall'altro,  incrostata di assurde decorazioni che gli sono valse il primo premio al concorso per la migliore facciata, 


ma che è   priva di servizi igienici (disponeva solo di un gabinetto per piano). I parigini l'hanno soprannominato Castel dérangé, pazzo. 

Auguste Perret invece non è tipo da decorazioni, è figlio di un costruttore,  nel 1903 ha ventinove anni, ha studiato all'Ecole des Beaux Arts  ma non si è laureato, e insieme ai due fratelli è proprietario di un'impresa di costruzioni, la Perret Frères Entrepreneurs.  Costruiscono in proprio e vendono, ad una clientela abbiente,  appartamenti signorili. In rue Franklin, zona elegante della Parigi bene, hanno a disposizione   una striscia di terreno dalla conformazione infelice,   larga ma poco profonda e chiusa in mezzo ad altre costruzioni.  Per sfruttare al meglio  gli spazi, Perret ha l'idea di sistemare le stanze di servizio verso il fronte posteriore  e di collocare tutte le  camere di abitazione sulla facciata principale lungo la strada.  Bisogna trovare il modo di dare a questi locali  aria e luce sufficienti, e per questo  li apre a semicerchio attorno ad una cavità centrale. Recupera la  superficie che in questo modo ha dovuto perdere creando, a partire dal primo piano,  due sporgenze a sbalzo  sulla strada, e le chiude con un terrazzo che funge da pensilina per il piano sottostante.


Impossibile realizzare un progetto del genere con  la tecnica della muratura  portante, troppo pesante e troppo  poco duttile. Perret opta per  il  cemento armato.
E qui occorre un'altra piccola digressione per dare almeno una vaga idea di cosa è  il cemento armato
Brevettato nel 1824:
Il fango o polvere delle strade selciate con pietra calcarea, o, 
se questo materiale non si può avere in sufficiente quantità, 
la pietra calcarea calcinata va mescolata con una quantità stabilita di argilla, 
impastata con acqua per mezzo del lavoro manuale o di una macchina,  
fino a ridurla ad una poltiglia impalpabile; 
l'impasto si fa' seccare poi vien rotto in pezzetti e riscaldato in forno da calce 
finché tutto l'acido carbonico si è sviluppato; 
il prodotto è ridotto poi in polvere con mole e pestelli ed è pronto all'uso.

Intorno alla metà dell'ottocento  prende corpo la produzione industriale, all'inizio vengono realizzati modesti  manufatti: la copertura di una terrazza a St. Denis, poi un certo Lambot progetta addirittura una piccola  imbarcazione, ma è un giardiniere, Joseph Monier, che costruendo cassette per i fiori armate internamente con una rete metallica si rende conto che in questa maniera il cemento acquisisce quella resistenza alla   trazione che da  solo  non possiede.  E' fatta. Da lì a qualche anno Monier ottiene  brevetti  su brevetti per costruire col  cemento armato tubazioni, poi pannelli, poi ponti, e poi scale, travi, coperture.  Il primo serbatoio idrico nasce nel 1868,  il primo ponte di sedici metri di luce  nel 1875.  Una rivoluzione  vera e propria, favorita anche dal bassissimo costo di produzione.
Ma per tornare a Perret e alla casa di rue Franklin, bisogna riconoscere che  già in anni precedenti Victor Horta nella casa Tassel,  tanto per fare un esempio, aveva costruito case d'abitazione con uno scheletro in ferro, molto più leggero della muratura portante. La differenza  è che Horta  aveva nascosto la struttura ricoprendola con un paramento in mattoni.  Per Perret si tratta di un artificio, e non intende accettarlo: l'opera architettonica deve essere mostrata per quello che è senza infingimenti o abbellimenti,  e  se possiede uno  scheletro in cemento armato la gente dovrà vedere chiaramente uno scheletro in cemento armato.  In realtà  per non offendere il gusto corrente e soprattutto per non rischiare di ritrovarsi i suoi begli appartamenti invenduti,  un certo compromesso lo dovrà accettare e ricoprirà  il rude cemento con un rivestimento in  lastre. 





La rivincita arriva  anni dopo, quando  il cemento armato è diventato un materiale di uso corrente e ad Auguste Perret viene riconosciuto il merito di aver conferito al cemento armato la nobiltà dei materiali antichi.




P.S. Se interessa: la  casa  della foto qui sopra è un'altra opera di Auguste Perret,  e confina con il  giardino della casa di Balzac, la piccola e bassa costruzione che si intravvede sulla sinistra.  






































5 commenti:

Grazia ha detto...

Bello l'edificio di Perret! Sarò demodé, ma a me il cemento armato piace di più quando è nascosto!

dede leoncedis ha detto...

dipende, Grazia. Dipende

Nela San ha detto...

Sai che più guardo le foto e più trovo originale l'idea delle bow Windows centrali affiancate ai lati dalle altre finestre? Non so se mi sono spiegata bene, ma l'idea delle finestre laterali che convergono verso la centrale non l avevo mai vista.

Antonietta ha detto...

ciao è sempre bello leggerti!

dede leoncedis ha detto...

Nela San, anche io continuo a trovare originale e sorprendente questa casa, nonostante i suoi centodieci anni.
Antonietta, grazie!

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